La Natura è matrigna, ma Lollo combatte. L’eroe dell’Agricoltura, Konrad Lorenz Lollo, sta superando l’ultima delle prove: la rivolta del tarlo. Un ripasso delle sue fatiche. Aveva l’alveare sopra il tetto del ministero, ma le vespe, cattive e schleiniane, le hanno sterminate. I cinghiali hanno poi scatenato la peste suina (e siamo a due). Il granchio blu si divorava le vongole (e tre) e infine, ecco il coleottero divoratore. La storia la svelano solo ora i dipendenti del Crea che hanno la fortuna di lavorare nella sede incanto di Via della Navicella. Il Crea è l’eccellenza del Masaf, e il ministro, appena arrivato, lo ha commissariato per avere uomini di fiducia. La sede è vincolata dalla sovrintendenza ed è stata acquistata dallo stato dopo anni di affitto altrove. Mai acquisto è stato più felice di questo, almeno fino a che il tarlo non facesse la comparsa.
Questa estate scoppia “l’emergenza”, così la definisce il presidente Rocchi, parola che fa tremare. Rocchi è un docente della Sapienza e come tutti i docenti ha un suo gruppo di ricerca, composto da allievi e assistenti. Cosa accade? Il presidente, ed è l’unica risposta che si sono dati i dipendenti, coinvolge il suo gruppo di studio. Assistenti universitari iniziano a frequentare il Crea ma le stanze sono poche e il presidente li vuole vicini, vicini. I dipendenti hanno voglia di andare in ufficio e lo smart working, come si sa, è una pratica oramai abbandonata anche da Amazon. Cosa fare con i collaboratori esterni? La soluzione la offre il tarlo. Una delegazione viene convocata d’urgenza da Rocchi e dal direttore generale Laura Proietti con all’odg “emergenza sanitaria e consegue… trasferimenti”. E che sarà mai questa emergenza? Rocchi spiega che ci sarebbe un problema di tarli nei mobili, ma che in realtà non è una vera emergenza anche perché, se fosse un’emergenza, scrivono i sindacati, “avrebbe richiesto l’attivazione di procedure sino ad arrivare alla chiusura della sede”. Cosa è allora? Diciamo una “criticità”. Ma i lavori necessitano traslochi temporanei (a Via Archimede e Via Manziana) e mai come in questo caso i sindacati fanno i sindacati.
I tarli si trasformano in un capoverso di sindacalese purissimo, della Fir Cisl, con tanto di mano tesa al ministero perché “siamo disponibili a condividere ragionevolmente soluzioni per le fasi emergenziali”, ma da qui la necessità, continua la nota, di “avviare subito un percorso di sistemazione certi che la nuova gestione sarà disponibile”. L’altro sindacato, Anief, più duro, contesta la definizione “emergenza” perché manca un atto preciso e parla di “misure sproporzionate”. Lascia insomma intendere che forse la vera ragione non è il tarlo, dato che il presidente, scrive sempre Anief, “auspica che al fianco dei propri uffici trovino posto quelli di diretta collaborazione; non vorremmo che si prendesse a pretesto la questione dei tarli per intervenire sulla riorganizzazione”. Un festival. Continua su ilfoglio.it