Dopo l’attacco in Libano, Crosetto vuole ritirare i soldati italiani

Prima della conferenza stampa convocata in tutta fretta ieri pomeriggio dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, mai si erano sentite accuse tanto esplicite da parte del governo italiano contro Israele. Ma ieri, senza troppi giri di parole, l’attacco di Tsahal avvenuto in mattinata contro alcune postazioni della missione Unifil nel sud del Libano è stato definito dal ministro “un possibile crimine di guerra”. La minaccia all’incolumità del nostro contingente – oltre mille uomini in quella che è considerata il fiore all’occhiello delle missioni all’estero delle Forze armate italiane – diventa ora anche un problema interno al governo, diviso fra chi è pronto a ritirare i militari, come lo stesso Crosetto, e chi invece chiede che restino dove sono. Secondo quanto risulta al Foglio, il ministro avrebbe ventilato l’ipotesi di spostare il contingente in altre missioni all’estero, una svolta che avrebbe del clamoroso e che andrebbe a intaccare le relazioni con il governo israeliano.

Crosetto è perentorio: “E’ stata un’aggressione immotivata. Non esistono giustificazioni, come quella che gli israeliani avrebbero chiesto a Unifil di spostarsi: l’Italia e l’Onu non accettano ordini da Israele”. Due giorni prima, il portavoce della missione, Andrea Tenenti, aveva resa nota la richiesta formulata dagli israeliani affinché Unifil si allontanasse dalla Linea blu, “il confine che non c’è”, come ha definito Tenenti la linea di demarcazione fra Israele e Libano che l’Onu sorveglia dal 2006. La settimana scorsa, anche il contingente irlandese, dislocato a Maroun al Ras, si era ritrovato intrappolato fra i due fuochi, Hezbollah e Tsahal. Ma stavolta, secondo Unifil, l’attacco israeliano sarebbe stato diretto deliberatamente contro i Caschi blu. Oltre al quartier generale di Ras al Naqoura e al ferimento di due militari indonesiani, sono state prese di mira due postazioni a comando italiano, l’131 di Labbouneh e l’1-32. Un drone di Tsahal ha sorvolato l’ingresso del
compound di al Naqoura e il sistema di videosorveglianza e delle comunicazioni è stato danneggiato. Continua su ilfoglio.it

Luca Gambardella per Il Foglio :

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