Da quando Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno fatto sapere di non essere più entusiasti di Antonio Tajani, di volere svecchiare Forza Italia e di volere allontanare i cacicchi sparsi lungo tutta la Penisola, in Sicilia si sono subito mobilitati campieri, sovrastanti, sondaggisti e famigli della Regia Regione Feudale accampata tra le mura di Palazzo d’Orleans. Tutti in difesa della statura del viceré Renato Schifani, incensato come l’eroico conducator che tiene in pugno il cielo e la terra, i berluscones di Forza Italia e i patrioti di Giorgia Meloni, le leve del governo e le poltrone del sottogoverno. Tutti a cantare i suoi trionfi elettorali. Tutti a sostenere che se Tajani è ancora il segretario del popolo azzurro il merito è del patto di ferro stretto col governatore della Sicilia. Concluso il Festino di Santa Rosalia, comincia quello del beato Schifani.