La prima tentazione sarebbe quella di chiamarli impostori. Ma per non dare pensieri alle procure o alla Corte dei Conti chiamiamoli semplicemente magliari. O truffaldi. Travestiti da giornalisti e guidati da un boss in divisa di editore, vanno in giro per le amministrazioni della Sicilia – Asp, Comuni, Consorzi – e propongono contratti biennali per garantire un “servizio di gestione social networks”. Prezzo a trattativa privata: centoventimila euro più Iva. In omaggio – “paghi uno e prendi due” – offrono “protezione giornalistica” tramite un sito d’informazione che dispensa interviste di comodo ai clienti che, con la stipula del contratto, di fatto hanno già pagato il pizzo. Per adescare e abbindolare i boccaloni vantano referenze altolocate, addirittura riconducibili a Palazzo d’Orleans. La Sicilia dei saltimbanchi diventa sempre più spregiudicata e aggressiva.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Dopo il pagnottista s’avanza l’impostore
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