A poche settimane dal fondatore Andrea Camilleri, se ne va un altro pezzo determinante del mosaico Montalbano. Alberto Sironi, il regista della fiction, si è spento a 79 anni. Si era ammalato di recente e non era riuscito a completare le riprese dei nuovi tre episodi, che lo scorso 26 luglio si sono concluse a Scicli, nella Vigata del commissario. L’ultima parte della regia era stata curata dallo stesso Luca Zingaretti. L’attore che Alberto Sironi, fra i tre candidati dell’epoca, aveva messo a cavallo della serie televisiva più amata dagli italiani negli ultimi vent’anni: “Uno non poteva venire perché aveva litigato con la moglie e aveva un occhio nero – ricordava il regista in un’intervista – l’altro non ha fatto un ottimo provino, Luca invece è stato bravissimo. La scelta di mettere un poliziotto simpatico è ispirata dal poliziesco americano perché per noi, fino agli anni Ottanta, la polizia era quella fascista con il manganello in mano. Io mi sono concentrato sulla figura privata del commissario”. Non aveva capelli, rispetto a quello presentato da Camilleri nei romanzi, ma anche il maestro di Porto Empedocle se lo fece andar bene.
Lombardo di Busto Arsizio, l’amore inconsapevole di Sironi nei confronti della Sicilia si è sviluppato poco a poco: “Sono legato alle mie origini ma qui mi sento a casa, tra la gente per strada o nelle trattorie, quando incontro i contadini e le maestranze locali. I siciliani mi hanno ‘pesato’, hanno capito che non sono un quaquaraquà e adesso sono diventati miei fratelli” diceva in un’intervista a Repubblica. Sironi si era regalato anche un breve cameo, nell’episodio omaggio a Marcello Perracchio, compianto interprete del dottor Pasquano: il regista entrava in scena con un vassoio di cannoli, dolce preferito del medico legale. E’ stato tra quelli che ha portato lo sceneggiato nel lembo della Sicilia sud-orientale, perfettamente incastonato nel barocco di Scicli e Ragusa Ibla, nelle bellezze incontaminate di Punta Secca e Donnalucata. Assieme al location manager di Palomar, Pasquale Spadola, e allo scenografo Luciano Licceri, ha costruito le fortune di quel pezzo di Sicilia, malinconicamente legata al suo commissario che è smarrito di fronte ai lutti più recenti. Dovrà essere reinventato.
Hanno già salutato Sironi, sui social, tutti i membri della famiglia Montalbano. Tra cui, ovviamente, Luca Zingaretti: “Quante volte ci siamo mandati a quel paese – ha scritto l’attore su Instagram – quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato. Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito. Sei stato l’unico regista che quando davi motore cominciavi a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi. Quanti bicchieri di vino, quante chiacchierate, quante confidenze. Quante volte abbiamo fatto fronte comune. E che sapienza! In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!”.