Non è tutto oro quel che luccica. La visita di Salvini in Sicilia – utile a battezzare il nuovo gruppo parlamentare della Lega, a fare pace con Micciché e a parlare di programmi (e poltrone?) con Musumeci – ha manifestato un altro sintomo: il malumore all’interno di Diventerà Bellissima, esploso durante la visita del “capitano” a Palermo. Ma facciamo un passo indietro. La prima tappa di Matteo, lunedì scorso, è stata la stanza del governatore a Palazzo d’Orleans. Si è parlato tanto di Sicilia, è vero: infrastrutture e ponte sullo Stretto, pesca, agricoltura. Ma uno dei temi più importanti – e qui ci arriviamo senza tanto romanzare – è l’ipotesi di federazione del partito di Musumeci con quello di Salvini. Un’ipotesi che piace a entrambi e che secondo Musumeci è ormai matura. Tanto da spingerlo, settimane prima, a Roma, stavolta ospite dell’ex Ministro, per imbastire una trattativa.
Trattativa che sembrerebbe a buon punto. Il segretario della Lega, a margine dell’evento al teatro Al Massimo, ha ribadito i suoi apprezzamenti per la “rettitudine” del presidente della Regione (“Uno così onesto in politica non l’ho mai visto”). Mentre il senatore Stefano Candiani, commissario del Carroccio nell’Isola, ha dichiarato sabato in un’intervista a “La Sicilia”, che “il matrimonio si fa se c’è chi si presenta con l’anello e fa la proposta”. Musumeci, in parte, l’ha già fatto, ma per ufficializzare la mossa attende il verdetto dell’assemblea di Diventerà Bellissima, che dovrebbe pronunciarsi entro febbraio (forse già il 21).
E’ proprio qui che nasce l’inghippo: perché non tutti i fedelissimi del governatore sarebbero pronti a dichiararsi alla sposa, e Musumeci fatica a controllarli. All’interno del gruppo cova una certa rabbia per la scelta di un’alchimia rischiosa. In tanti preferirebbero non schiacciarsi sulle posizioni della Lega, ritenute divisive e sbilanciate in chiave nordista. Si rischierebbe di perdere quell’identità che ha caratterizzato il movimento sin dagli esordi, quando ha deciso di radicarsi in chiave regionale, e “il dopo si vedrà”. Ma la cosa che non è andata giù praticamente a nessuno sono i “modi”, con la prospettiva di dover accettare supinamente una decisione presa da Musumeci senza raccordarsi con la base, ma solo coi collaboratori più stretti. E’ come fare i conti senza l’oste.
Dentro Diventerà Bellissima ci sono almeno un paio di focolai oltre a quello capitanato da Ruggero Razza, che ormai da mesi spinge per un accordo con Salvini. Il primo è costituito dai nostalgici della Meloni. Quelli che all’ultimo congresso dissero no a Stancanelli – costringendolo a fare le valigie – e oggi, dati alla mano, tornerebbero più che volentieri tra le braccia di Giorgia. C’è un “però” grande quanto una casa: la scelta di non federarsi alle Europee, e quella supposizione un po’ superficiale del presidente della Regione – che “Fratelli d’Italia non è riuscita ad aggregare” e per questo è condannata a rimanere “al 2 o 3%” – ha scucito i rapporti fra i due leader e messo in cattiva luce Musumeci agli occhi dell’alleata di sempre. Che oggi, si dice in giro, non vuole più saperne. Servirebbe una fase nuova e una moral suasion di quelle incessanti per convincerla a tornare suoi propri passi.
E poi c’è qualcuno, specie dalle parti di Messina, che guarda con interesse a Forza Italia, e avrebbe tutta l’intenzione di spingersi al centro, dentro le praterie che Salvini non è ancora riuscito a depredare. Anche Musumeci, più volte, ci aveva visto il futuro. Evidentemente ci ha ripensato. Così Diventerà Bellissima ribolle. E proprio nel giorno dell’arrivo di Salvini, il malumore si è palesato in mille ritrosie, e più di un mugugno: questa tavola già apparecchiata ha mandato il cibo di traverso. E molti Nello-boys, o presunti tali, iniziano a vedere nell’alleanza col Carroccio una prospettiva personale più che politica. A Musumeci – le voci corrono – converrebbe per due motivi: tentare di strappare una candidatura per il 2022 (il carro della Lega è sicuramente il più dotato) o, al limite, rimediare su un posto sicuro, per sé o per qualcuno dei suoi sodali, alle prossime Politiche. Un collegio blindato, magari, per svernare in Parlamento dopo cinque anni d’inferno alla Regione. Da Diventerà Bellissima a Diventerà Nellissima è un attimo.
Questo sancirebbe la fine del Movimento, e magari anche di un sogno: cambiare la Sicilia. E in tanti non l’accettano. Negli ultimi giorni, parlando a Buttanissima, il capogruppo Alessandro Aricò ha spiegato che “non rinunciamo alla nostra autonomia” e che il “movimento non si scioglierà, questo è certo”. Ma qui anche le certezze più assodate rischiano di andare a rotoli. Non è detto che Musumeci, dopo aver tentato (invano) di offrire un assist alla Lega (con la creazione di “Ora Sicilia” all’Ars), non ci riesca adesso, sacrificando sull’altare niente meno che la sua creatura. Ma prima di riuscirci, eventualmente, dovrà passare sul “cadavere” dei propri compagni di viaggio, oggi più adirati che mai.
In definitiva, resta un interrogativo da sfatare: ma davvero alla Lega conviene? Nessuno si è ancora chiesto i vantaggi di questa operazione per Salvini & soci, o se alla semplice somma algebrica (qualcuno ipotizza che Diventerà Bellissima in Sicilia “non vale più del 3%”), vada sostituito un passaggio di reale arricchimento politico. In una freschissima dichiarazione resa ieri a Live Sicilia, il deputato Nino Minardo, che ha tessuto la trama per la formazione del gruppo all’Ars e fatto da pontiere con Micciché, ha spiegato che una federazione va bene “ma sui contenuti. E non nella chiave di un accordo politico fra due partiti, ma con tutto il centrodestra”. Un modo gentile per dire che la strada resta sbarrata ad ascari e approfittatori, a gente che vuole salire sul carro per garantirsi un posizionamento con vista sul futuro. Una doccia fredda per i calcoli del governatore. L’ennesima.