La Corte d’appello di Catania ha disposto il dissequestro di tutti i beni di Mario Ciancio Sanfilippo che era stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale. Tra i beni, ci sono le società che controllano i quotidiani “La Sicilia” e “Gazzetta del Mezzogiorno” e le emittenti televisive Antenna Sicilia e Telecolor. Secondo la Corte d’appello di Catania il decreto impugnato “va conseguentemente annullato” perché, scrivono i giudici nelle 113 pagine della sentenza motivata, “non può ritenersi provata l’esistenza di alcun attivo e consapevole contributo arrecato da Ciancio Sanfilippo in favore di Cosa nostra catanese”. Inoltre “non può ritenersi provata alcuna forma di pericolosità sociale” né “è risultata accertata e provata alcuna sproporzione tra i redditi di provenienza legittima di cui il preposto il suo nucleo familiare potevano disporre la liquidità utilizzate nel corso del tempo”.
Il patrimonio di Ciancio Sanfilippo si aggira sui 150 milioni di euro. Il decreto di confisca, risalente allo scorso 20 settembre, era stato firmato dal Tribunale di Catania su richiesta della sezione Misure di Prevenzione, e scorreva parallelo rispetto al processo per concorso esterno in associazione mafiosa, in cui Ciancio risulta implicato. Secondo la procura di Catania, esisterebbe una forte sfera di influenza da parte di Ciancio sulla pubblica amministrazione (allo scopo di favorire i suoi affari) e un legame con ambienti mafiosi che l’imprenditore però ha sempre negato con forza.