Dimenticare Palermo (e la febbre del 2018)

Ricordate quel magico 2018, traboccante di speranze per una Palermo che si affacciava al mondo come capitale italiana della cultura? Sei anni dopo che cosa resta di quelle promesse, di quegli slanci, di quegli entusiasmi? Nulla. Il degrado ha proseguito regolarmente il suo corso; le periferie sono più sole e selvagge di prima; la monnezza ci ammorba sempre di più; il centro storico rimane immerso in un perenne odore di fritto; il nuovo sindaco, Roberto Lagalla, è più imbambolato e impotente del vecchio sindaco Leoluca Orlando, quello dell’antimafia e nulla più. E la cultura? Galleggia. Marco Betta, al Teatro Massimo, fa le stesse cose che faceva – con una visione più alta – Francesco Giambrone. Il Teatro Biondo è scivolato da Roberto Alajmo a Pamela Villoresi e poi nelle mani di un direttore felice e sconosciuto. Ma Agrigento sarà tutta un’altra storia. O no?

Giuseppe Sottile :

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