Uno sciopero dei giornalisti contro il giornalismo è la proposta, certo paradossale, con cui il direttore Mattia Feltri ha chiuso il suo editoriale di sacrosanta critica alla Federazione nazionale della stampa, che a sua volta minaccia di scioperare contro un emendamento, quello firmato da Enrico Costa e recepito dalla maggioranza, che a dire del sindacato della categoria impedirebbe ai cronisti giudiziari di svolgere il proprio mestiere. Accusa falsa, come ha ben argomentato Feltri. Accusa propizia per abbozzare un sommario bilancio sullo stato di salute del giornalismo. Salute pessima, a quanto pare. Forse irrimediabilmente compromessa.

Nei primi Anni Novanta Carl Bernstein, coautore dello scoop sullo scandalo Watergate che portò alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon, la mise così: “Siamo l’istituzione più potente della società attuale, ma abbiamo abdicato alle nostre responsabilità per far trionfare una cultura degli idioti”.

Poi arrivò Internet e con Internet arrivarono i social. Gli idioti si moltiplicarono, l’editoria cartacea entrò in crisi. Una crisi strutturale. Una crisi che molti giornali e moltissimi giornalisti ritennero di poter contenere denigrando la politica senza pensare che, come amava dire Francesco Cossiga, giornalisti e politici sono facce della stessa medaglia, così che se ne svaluti una si svaluta automaticamente anche l’altra. Ma tant’è: l’angoscia dovuta alla perdita sistematica di copie e di ruolo produsse questo ed altri mostri civili. Continua su Huffington Post