I provvedimenti più importanti del governo sono proroghe: la prima, che ha abraso i polpastrelli degli addetti stampa per la stesura di note d’entusiasmo bipartisan, è quella che ha allungato di due mesi i contratti di amministrativi e tecnici del Covid, in attesa di un tavolo tecnico in cui si ragioni di futuro; un’altra è quella che concede altri sei mesi di tempo (fino al 30 giugno ’23) ai piccoli laboratori analisi per aggregarsi e raggiungere così le 200 mila prestazioni annue. La prima tranche della sessione finanziaria è andata in archivio così, senza squilli. Ma con due emendamenti aggiuntivi che – da prassi consolidata – non hanno nulla a che vedere con la materia trattata.
In attesa dell’esercizio provvisorio, però, il governo ha messo mano alla Finanziaria, trasmessa ieri all’Assemblea regionale. E sapete qual è la trovata del secolo? Dirottare 74 milioni di fondi per lo sviluppo (tecnicamente Fsc) per garantire un aumento di stipendio da 50 euro al mese a sedicimila operai forestali. Risorse che andrebbero destinate allo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale, oltre che per ridurre gli squilibri, finiranno nelle tasche di altri precari che, bontà loro, attendono da anni una stabilizzazione lavorativa in grado di restituire dignità alle persone e al territorio siciliano, funestato dai piromani.
Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima: la Regione, in attesa che Roma conceda le solite mance di sopravvivenza, non ha abbastanza liquidità, e così utilizza soldi non suoi per garantire il minimo sindacale: ieri alle famiglie indigenti provate dal Covid, oggi ai forestali, domani alle imprese per pagare le bollette. E allo sviluppo chi pensa? Forse il prossimo governo.