Le risposte all’intervista di Andrea Purgatori, per la trasmissione di La7 “Atlantide”, sono costate a Nino Di Matteo, il pm che ha istruito il processo sulla Trattativa Stato-Mafia, la rimozione dal neonato pool sulle stragi, che era stato costituito da un paio di mesi per far luce sulla presenza di “entità esterne nei delitti eccellenti di mafia”. Lo scrive Repubblica nell’edizione nazionale, a pagina 19. La decisione è stata assunta dal procuratore capo Federico Cafiero de Raho, secondo il quale Di Matteo avrebbe interrotto il “rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia”, con le quali fra l’altro era già cominciata una fitta rete di colloqui. Di Matteo avrebbe reso pubblico il contenuto di alcune piste di lavoro di cui, invece, si sta discutendo all’interno di riunioni private. Insomma, la sovraesposizione del pm ha convinto De Raho per la sua rimozione, provvedimento che sarà esecutivo da martedì. La comunicazione è stata inoltrata anche al Consiglio Superiore della Magistratura, anche se il fascicolo non è ancora stato incardinato nella commissione che si occupa di assegnazioni e revoche. Eppure il dibattito è già serrato.
I contenuti incriminati, che per alcuni risulterebbero elementi già noti, sono legati alla strage di Capaci che il 23 maggio 1992 portò alla morte Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. E sarebbero, secondo “Repubblica”, il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti e di un guanto con dna femminile; ma anche la scomparsa del diario di Falcone da un computer del Ministero della Giustizia e l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio, un’organizzazione paramilitare, abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage. Elementi che porterebbero Di Matteo a sospettare di presenze esterne sul luogo dell’eccidio. Il pm, che nel pool era affiancato da un altro paio di magistrati palermitani, Franca Imbergamo e Francesco Del Bene, tornerà al vecchio incarico della Direzione Nazionale Antimafia. In attesa di “buone nuove” da parte del Csm.