Con questo Luigi Di Maio non si va da nessuna parte. Lo ha capito il Pd, lo ha capito Giuseppe Conte, che in molti descrivono come infastidito dopo l’ultimo “aut aut” del capo politico del Movimento 5 Stelle: “O il nostro programma o il voto”. In realtà Di Maio non ha aggiunto pubblicamente la parte più interessante: io devo rimanere vice-premier. E magari fare il ministro della Difesa. Una condizione a cui il Pd potrebbe anche cedere. Ma Zingaretti non ha alcuna voglia di rassegnarsi al ruolo di comparsa: tra i punti – adesso sono diventati 20 – del M5S, c’è anche l’idea di confermare i decreti sicurezza di Salvini, così come sono stati concepiti. Per i “dem” è un progetto irrazionale, anche se c’è apertura da parte dei grillini sul recepimento delle indicazioni (almeno) del presidente della Repubblica.
Luigi Zanda, in un’intervista a Repubblica, ha però affondato il coltello nella piaga: “Di Maio ha rivendicato l’attività del suo governo con Salvini – ha detto il tesoriere del Pd, molto polemico -. Questa posizione può fare pensare che i suoi rapporti con la Lega non siano chiusi per sempre. Dice agli altri di essere poltronisti, ma nell’ultimo Consiglio dei Ministri occupava tre di poltrone”. L’insolenza con cui Di Maio si è presentato ieri di fronte ai giornalisti, al termine delle consultazioni con Conte, non è piaciuta al segretario del Pd. Zingaretti era pronto ad incontrarlo, alle 15. Ma se n’è tornato indietro e ha scritto su Twitter: “Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte”.
La tenuta di questo papabile governo, che non è ancora partito, è già a rischio. Anche Conte se ne sta rendendo conto, ma forte del suo ruolo non molla. Anche oggi si cercherà di imbastire un nuovo dialogo sui punti: a mezzogiorno nuovo incontro fra delegazioni (era in programma alle 9.30 ma è stato rimandato) e premier incaricato. Mentre appare più tempestosa la scelta dello schema di governo. Di Maio ha ribadito che il presidente del Consiglio è super partes, proprio allo scopo di ottenere per il Movimento il vice-premierato. Conte, inoltre, si è già portato avanti col lavoro chiedendo ai due partiti una lista di nomi “credibili” per riempire le caselle dei Ministeri. L’ultima parola spetta a lui, che ne parlerà col presidente della Repubblica Sergio Mattarella.