Nella prima, calda domenica di giugno, la Sicilia si candida ufficialmente a diventare l’ombelico della politica italiana. Non è un caso se i due vice-premier, nonché co-autori di un contratto di governo che pareva impossibile fino a un mese fa, abbiano scelto l’Isola per le loro apparizioni pubbliche. Spinti da un motivo che – anche in questo caso – li accomuna: la campagna elettorale.
Il 10 giugno si gioca una partita importante, quella delle Amministrative. Di Maio e Salvini, nonostante le liti col Capo dello Stato, la difficile composizione della squadra dei ministri, giuramenti e parate, il tempo per la propaganda, e per un viaggio moderatamente lungo, sono riusciti a trovarlo. Il capo del Carroccio, fra le puntate di Catania e Modica, comuni interessati dal voto, è riuscito a inserire anche il primo appuntamento istituzionale all’hotspot di Pozzallo. E’ sul fronte immigrazione che misura polso e credibilità.
Luigi Di Maio, invece, toccherà varie piazze: da Ragusa, dove tirerà la volata ad Antonio Tringali per confermare un sindaco a Cinque Stelle, passando per Siracusa, Catania e Messina. Il capo politico del Movimento, neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, si farà forte dei suoi argomenti. Il più atteso, in Sicilia, non può che essere il reddito di cittadinanza. In una Regione in cui esistono 370mila disoccupati in cerca di lavoro, la gente non può far finta di nulla di fronte alla proposta succulenta di vedersi recapitare a casa un sussidio di 780 euro mensili.
Solo per coprire il fabbisogno dei siciliani senza lavoro (qui la disoccupazione fra gli under 24 tocca vette stratosferiche, il 54%) servirebbero due miliardi di copertura che non si capisce bene da dove potranno arrivare. Fra i più scettici c’è il vice-presidente della Regione, assessore all’Economia, Gaetano Armao: “Il reddito di cittadinanza non era e non è nel nostro programma di governo — ha detto il vice di Musumeci a Repubblica — di certo noi non abbiamo alcun fondo da destinare all’argomento. Se lo Stato ci dà due miliardi di euro, oppure li destina al reddito di cittadinanza in Sicilia, allora il discorso cambia. Ma la Regione su questo fronte non può offrire alcuna collaborazione in termini finanziari: questo mi pare chiaro”.
L’interpretazione di Armao è quasi lapalissiana: se volete invitarci a cena, ben venga. Ma il conto è tutto vostro. Diffidenza anche dal mondo dei sindacati: il tema delle coperture è scottante. Il Movimento – l’ha fatto sapere anche Cancelleri – non indietreggia su un tema così delicato. All’indomani del voto in cui i 5 Stelle sfondarono muri invalicabili, molti spiegarono il successo con la precarietà e la fame dei siciliani. A Di Maio serve un segnale, o la prossima visita potrebbe non essere più così gradita.