Di Caro: ora l’addio a Draghi

Giovanni Di Caro

Il post di Beppe Grillo, a metà pomeriggio di ieri, è un ceffone assestato in pieno volto. Non solo a Giuseppe Conte, svuotato tutt’a un tratto dell’autorità che persino il Garante gli aveva riconosciuto; bensì a centinaia di portavoce, che avevano sperato in una risoluzione ‘pacifica’ fra le due anime del M5s, sempre più in conflitto. Giovanni Di Caro, capogruppo del MoVimento all’Assemblea regionale, ha appena terminato una seduta d’aula quando risponde al telefono: “Questa situazione mi amareggia. Non mi sembra un’azione responsabile, tanto meno un esempio di democrazia applicata. Non lo è per un partito che ambisce a governare il Paese”. Usa la parola ‘partito’, la stessa che ha lambito più volte Conte durante la conferenza stampa al Tempio di Adriano, un paio di giorni fa. Non si tratta di un errore, ma di un serio convincimento: “Secondo me è un processo inesorabile anche in natura – argomenta Di Caro -. Veniamo da una fase discendente per quanto riguarda il consenso. Dopo dieci anni la fase movimentista deve diventare qualcos’altro. Oppure si rischia l’estinzione”.

Quindi c’è la pretesa, da parte sua, di trasformare il M5s in partito. E’ questo il motivo per cui Grillo ha fermato tutto?

“Quando Conte ha ricevuto da Grillo le chiavi del MoVimento, era stato Beppe a chiedergli di farlo evolvere, di farlo crescere. A quel punto Conte ha elaborato la proposta, ma è stato etichettato in malo modo. Prima di giudicare chi ha torto e chi ha ragione, vorrei conoscere i fatti fino in fondo. Ma l’atteggiamento di Grillo, a una prima analisi, è incomprensibile: prima ci porta a spasso per tutto l’arco costituzionale, dalla Lega a LeU. Poi dà la fiducia al governo Draghi, definendolo ‘grillino’. E infine che fa? Manda a quel paese Conte… Sembra che soffra di labirintite”.

Cosa si aspetta adesso?

“Una convocazione di tutti gli iscritti su Rousseau, per capire se sono favorevoli o contrari alla nostra permanenza nel governo Draghi. La linea di Conte era filo-governativa…”.

Voi, che parteggiate per Conte, non siete mai stati teneri verso il “governo dei migliori”.

“Già, eravamo contrari a sostenerlo. E le ripeto il motivo: il M5s è scarsamente rappresentato all’interno del governo. Abbiamo due sottosegretari che stanno lavorando indefessamente, come Cancelleri e Floridia, ma i rappresentanti siciliani sono pochi e non riescono a veicolare tempestivamente le istanze che provengono dal territorio”.

Ma far passare Grillo da padre a patrigno non le pare un po’ troppo?

“Io gli riconosco un grandissimo merito: quello di essersi sobbarcato sulle spalle un esercito di sconosciuti, proiettandoli all’interno delle istituzioni. Il metodo di selezione con la quale questi sconosciuti, me compreso, sono stati sobbalzati e inseriti all’interno delle istituzioni, sarebbe persino discutibile. In Sicilia abbiamo le preferenze, e di conseguenza la mediazione del popolo sovrano. In Parlamento, invece, non ci sono le preferenze, e in alcuni casi chi si è trovato primo o secondo in lista, è diventato parlamentare quasi a sua insaputa”.

Senza questo ticket fra garante e capo politico è venuta a mancarvi il terreno sotto i piedi?

“Il nostro ‘terreno’ è il consenso che i cittadini ci hanno dato sulla base di una proposta politica che non si è ancora esaurita. All’Ars siamo finiti in minoranza, e abbiamo tuttora un ruolo d’indirizzo e controllo nei confronti di un governo che non ha fatto nulla di buono per i siciliani. Il ‘terreno’ non è venuto meno. Le idee e le proposte non vengono meno. Se mi chiede qual è il nostro riferimento politico, invece, le rispondo che Grillo e Conte potevano prendere il posto di Grillo e Casaleggio. Provo grande amarezza per tutti gli italiani che hanno riposto la loro fiducia nel MoVimento”.

La sospensione del cashbask è l’ennesima coltellata…

“Ecco perché tocca agli iscritti decidere se andare avanti o meno col governo Draghi. Il cashback è una delle iniziative più proficue del M5s: ha tolto un po’ di ‘nero’, riportato nelle casse dello Stato tante imposte sul valore aggiunto, dando una piccola premialità ai cittadini che utilizzavano strumenti alternativi al contante. In cambio riceviamo solo schiaffi”.

Venendo alla Sicilia. La costruzione del ‘campo largo’ si sta rivelando un percorso a ostacoli. Viene prima il perimetro, come stabilito da Cancelleri e Barbagallo; o il candidato, come sostiene Fava?

“Claudio sa bene che lo stimo, ammiro la sua azione politica, rispetto quello che fa come presidente dell’Antimafia. Ma non condivido il suo approccio: secondo me, lo dico col massimo rispetto, è stata una fuga in avanti. Se tu vuoi fare delle fughe in avanti, devi definire qual è il campo in cui ti muovi, qual è la squadra per cui giochi, quali sono i ruoli… Sono d’accordo con Cancelleri e Barbagallo: prima va definito un campo da gioco in cui confrontarsi. Ma se tu ti proclami il centravanti titolare, e stabilisci che devi giocare dall’inizio alla fine, non si capisce perché gli altri calciatori debbano venirti dietro”.

Cancelleri è già stato candidato un paio di volte. Crede che il gruppo parlamentare dei Cinque Stelle sia in grado di proporre, al suo interno o anche fuori, una figura per palazzo d’Orleans?

“Assolutamente sì. Il gruppo parlamentare si autodeterminerà e sarà nelle condizioni di mettere sul tavolo la sua proposta di candidato alla presidenza della Regione. Che potrà essere esterna o interna al gruppo dei quindici. Ma è ovvio che ci sono soggettività che sarebbero in grado – se sostenuti da tutti – di portare avanti una proposta di candidatura”.

Accoglie l’idea che arriva da più fronti di organizzare gli Stati generali del centrosinistra?

“Sì, ma chiamiamoli in modo diverso. Parlare di Stati generali dà una connotazione prevalentemente politica. Invece, dopo la pandemia, ci serve coinvolgere tutti. Tutti abbiamo bisogno di stimoli. Scegliamo un posto in cui discuterne, i temi da affrontare… Bisogna capire che Sicilia vogliamo dopo la distruzione targata Musumeci”.

L’on. Di Caro positivo al Covid

Giovanni Di Caro, capogruppo M5S all’Ars, è risultato positivo al tampone rapido. In attesa di conoscere l’esito del tampone molecolare, sono state sospese tutte le commissioni all’Ars. Anche la seduta d’aula è stata rinviata a mercoledì prossimo.

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