Lo scandalo della collana, duecentotrent’anni dopo quello che travolse la regina di Francia Maria Antonietta, in Sicilia, terra di tutti i misteri, di tutti gli inchini e di ogni devozione. A guardarlo da Milano, fa un po’ specie, il racconto della collana che i Dolce&Gabbana, in forma strettamente privata, avevano donato qualche giorno fa alla Madonna del Castello di Palma di Montichiaro, in provincia di Agrigento, e che il vescovo ha fatto requisire, poche ore il dono, portandola altrove e non, come tanto avrebbe voluto un consigliere comunale di cui adesso ci sfugge il nome, lasciarla lì, esposta alla devozione e un po’, diciamolo, anche al richiamo turistico.

Su questa visita siciliana con colossale sfilata nella Valle dei Templi dei D&G, d’altronde, si sono espressi un po’ tutti, anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, in un piedino in prima pagina della Sicilia, invitandoli a rendergli visita quanto prima, anche adesso che se ne sono già andati. Ma non è un caso che le testate nazionali si stiano buttando tutte sulla facenda del collier. Troppo bello, troppo sapido. “La collana della Madonna Dolce&Gabbana” avrebbe avuto un suo perché, ed è forse proprio per questo che il cardinale monsignore Montenegro ha mandato un proprio messo, pare la mattina dopo, a portarsela via. Per portarla dove? Non si sa e non si deve sapere, ha tuonato dal pulpito (che bello, sono anni che non usavamo questo sostantivo) l’arciprete cittadino, don Gaetano Montana: “Le parole usate, requisire, sono sbagliate”, ha detto, mostrando l’atto di donazione alla piccola folla come una sacra reliquia e che rabbia non essere stati presenti, sarebbe stato un tuffo nella controriforma.

“La custodia è dell’Arcidiocesi, non de monastero che ne ha la proprietà. Non sarà conservata in nessun posto ecclesiastico (ecco, qui ci aspettavamo una maggiore precisione lessicale, nda), non sarà custodita ad Agrigento, non potrà essere custodita al monastero. Da questa sera, trovate chi la custodisce”. Oh, meraviglia, anche il guanto di sfida, il metaforico schiaffo a cui, come in una scena manzoniana, il sindaco si è subito inchinato, schiaffeggiando a sua volta il consigliere comunale, sempre metaforicamente si intende. “Sono sicuro che troveremo una soluzione”. Noi siamo solidali con le suorine, che speravano in un rilancio mediatico del loro piccolo monastero. Che volete, in tempi di Instagram, anche questo conta