Era destino che Rosario Terranova incontrasse finalmente Franco Franchi, il suo mito, sulla scena. Si danno appuntamento al Teatro Ditirammu dove, dal 26 al 28 luglio, è in cartellone Franco Franchi, l’ultimo dei comici. «Non è una riproposizione della maschera, non mi azzarderei, né una biografia-agiografia – puntualizza l’attore palermitano, 44 anni, carriera multiforme, dal cabaret al teatro, dalla tv al cinema – è un ritratto per gran parte inedito dell’artista e dell’uomo, attraverso le sue canzoni, soprattutto».
I segnali erano chiari sul cammino di Terranova, era impossibile che il sogno non si avverasse. «L’ho amato, fin da bambino, ho imparato ad apprezzare il comico attraverso il cinema e la televisione però quello che mi sono sempre chiesto era quale retaggio, quale necessità, quale motore producessero tutta quella creatività, al di là del successo commerciale della celebre ditta con Ciccio Ingrassia. Perché – magari pochi lo sanno – Franco era uno che amava dipingere pur non avendo mai frequentato un’accademia, che amava suonare diversi strumenti, dal pianoforte alla chitarra, dal clarinetto alla fisarmonica, pur non essendo mai entrato in un conservatorio, che amava comporre pur senza conoscere una nota».
Ottanta canzoni – al di là di quelle più famose, nate magari come sigle televisive, da L’ultimo dei belli a E mi pareva strano – e una dozzina di queste faranno parte dello spettacolo: da Vulannu vulannu vulannu a Vattene via fratello, da Si chianci ’u Signuri a Lettera a Gesù Bambino. «Molti non ci fanno caso ma non c’è un film, uno soltanto, tra quelli di Franco e Ciccio, in cui non ci sia una canzone scritta da Franco e cantata magari in coppia con Ingrassia o da solista».
Il segnale più chiaro, più luminoso, più lampante è per Terranova la chiamata al Sistina nel 2010. «Massimo Piparo mi aveva visto più volte ospite in tv del Costanzo show al Parioli con il Gruppetto – la compagnia con la quale facevo cabaret – ed era venuto a vederci quando Maurizio Costanzo ci aveva messi in cartellone con un nostro spettacolo. Mi disse: “Tu sei Pruronasu”, uno dei briganti di Rinaldo in campo che stava pensando di riallestire in una nuova edizione, quella con Fabio Troiano e Serena Autieri. Non mi fece nemmeno il provino. Ricordo che il primo giorno di convocazione per le prove, al Sistina, mi portò dietro le quinte. “Vieni con me. Ecco, vedi? Questo nel ’61 era il camerino di Franco, da oggi sarà il tuo”. Ebbi come una vertigine».
E’ il cabaret il primo banco di prova di Terranova. “Ci esibivamo con il Gruppetto nel foyer del Teatro Orione e Pippo Spicuzza è stato il nostro mentore, il nostro coach, il nostro maestro: per noi, per i Chiamata Urbana Urgente di Ficarra e Picone, per i Treeunquarto di Sergio Vespertino. Pippo ha insegnato a noi tutti i tempi comici, ci diceva “questo vostro sketch dura quindici minuti?, perfetto, lavoriamoci su e portiamolo a tre”. Poi quando scoprii che aveva lavorato con Franchi e Ingrassia al Biondo ne Il cortile degli Aragonesi registrato per la Rai nel 1973 non ebbe scampo: gli cavai anche il più nascosto dei ricordi e degli aneddoti. Una scuola importante, quella di Spicuzza, che ha aperto a tutti noi le porte della televisione. Ed è stato in tv, nei miei due anni a Zelig, che ho incontrato Francesco Saverio Morese diventato l’autore dei miei testi e che è coautore e regista di questo spettacolo su Franco Franchi».
Non è casuale nemmeno il teatro del debutto, il Ditirammu: «Di questo mio sogno avevo parlato un po’ con tutti, anche qui a Palermo, pure con Vito Parrinello. E Vito mi estorse una promessa: “Appena sei pronto con lo spettacolo, fallo debuttare qui”. Non potevo non essere di parola».
Franco Franchi, l’ultimo dei comici si avvale della direzione musicale e degli arrangiamenti di Lorenzo Hengeller, Terranova è accompagnato in scena da Fulvio Buccafusco (contrabbasso), Pietro Petta (fisarmonica) e Ninfa Collura (sax soprano e flauto). Dopo le tre sere estive di debutto palermitano, in autunno in scena a Roma. «Però – confessa Terranova – senza peccare di presunzione, mi piacerebbe portarlo all’estero dove Franco Franchi è molto più conosciuto di quel che si possa immaginare».