“Oggi ho consegnato ufficialmente al presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Miccichè un ‘preavviso di sfratto per finita sopportazione’. Se entro marzo non dice chiaramente ai siciliani che questo governo è stato un fallimento e si organizza per staccargli la spina o ufficializzeremo un divorzio irreversibile”. A dirlo è Cateno De Luca, durante l’assemblea regionale di Sicilia Vera, a Taormina. Il sindaco di Messina ha consegnato a Miccichè una grande busta verde con una lettera. “Lo faccio – prosegue De Luca – per farlo uscire dall’imbarazzo perché tutti dicono che siamo amici e lo hanno pregato di offrirmi una candidatura alle nazionali per togliermi dai piedi e non far saltare gli equilibri regionali, ma a me non interessano queste candidature”. Sull’ipotesi di un governo sul modello Draghi per la Sicilia proposta da Miccichè, De Luca ha dichiarato: “Le ammucchiate tra falliti procurano solo un grande fallimento, e fare questi paragoni tra Sicilia e Draghi è un pensiero insano. Potrebbe essere solo l’occasione per alcuni personaggi trombati e tromboni dalla politica di ripresentarsi sotto mentite spoglie, per non far ricordare agli altri che sono loro che hanno affossato la Sicilia”.
“La Regione da decenni è stata occupata abusivamente da personaggi che hanno preferito continuare a galleggiare e non intervenire sulle questioni strutturali che ci trasciniamo da anni – aveva detto ieri De Luca, in apertura dei lavori -. Dobbiamo dire basta, è arrivato il momento che ci sia un “sindaco di Sicilia” come presidente della regione che finalmente si occupi di amministrare questa terra. Se dovessi essere eletto, porterei avanti subito quattro azioni concrete: il risanamento economico-finanziario della Regione, l’eliminazione delle sovrastrutture che servono solo per sistemare i trombati della politica, l’eliminazione degli affari solo per i privati come nel settore rifiuti dove non abbiamo speso 70 milioni di euro e abbiamo perso fondi e occasioni, infine maggiori finanziamenti e considerazioni per i comuni”. De Luca ha parlato anche di Salvini: “Che mi corteggi da tempo non è una novità. Ma io non mi faccio battezzare da nessuno, nemmeno da lui”.
Da segnalare l’intervento di Giancarlo Cancelleri, che ha negato qualsiasi liason col sindaco di Messina: “L’alleanza politica con Cateno De Luca in questo momento è fuori dalla discussione interna al Movimento Cinque Stelle. Stiamo dialogando con il Pd, stiamo affrontando le amministrative con loro. Non c’è in atto la possibilità di intraprendere un percorso comune, però le persone perbene si parlano”. “Il Movimento – ha aggiunto in ottica Regionali – sta guardando al Partito democratico, alle forze moderate di questa regione e non certamente ad altre alternative, come ad esempio Forza Italia o altro. Chi è al governo della Regione in questo momento è lontano da quella che può essere una esperienza con noi”.
Anthony Barbagallo, segretario regionale e deputato del PD, ha ricordato gli ultimi fallimenti dei “click day” e delle procedure per assegnare i fondi anche ai Comuni, “costretti ad una inutile e stupida competizione fra loro. Siamo di fronte ad una Regione che non ha più credibilità – ha detto – che è talmente ingolfata e intrisa di tensioni fra assessori e tensioni fra giunta e burocrazia da essersi del tutto aggrovigliata su sé stessa, con costi gravissimi che cadono sugli enti locali, sulle imprese, sui cittadini. Fino a qualche anno fa, la Regione era “mamma Regione”, considerata il baluardo di fronte alle difficoltà dei cittadini, delle imprese e degli enti locali, mentre oggi si è ribaltata la prospettiva: la Regione è divenuta nemica dell’isola. Dai rifiuti, alle manutenzioni, alla gestione degli appalti, alla programmazione della spesa, la Regione rallenta l’attività amministrativa, così come quella delle imprese. In quattro anni, il governo Musumeci non è riuscito a fare una sola vera riforma nei settori strategici, dimenticando per esempio cultura e turismo, che andrebbero unificati in un unico assessorato in una terra che su questi due elementi può costituire un unico motore trainante per l’economia”. Barbagallo ha escluso categoricamente un appoggio alla candidatura di De Luca, ma il fatto che si candidi non gli dispiace: produrrebbe il risultato di spaccare il centrodestra.
Danilo Lo Giudice, nella doppia veste di sindaco e deputato regionale, ha sottolineato che oggi “non c’è più alcun dialogo fra Regione e Comuni, neanche nei momenti di grande difficoltà o emergenza né dialogo politico né burocratico. I sindaci vengono tenuti in considerazione da questo governo regionale solo nel momento in cui la Regione cerca qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità. Musumeci con chi parla? Se non parla con gli amministratori locali, non parla con i segretari di partito, non parla con il sindaco della terza città dell’isola, con chi parla il presidente della Regione? Forse lo fa solo con chi accetta di essere suo “scendiletto” ma questo determina una situazione di assoluta crisi istituzionale che ricade sui sindaci che non hanno un interlocutore credibile, soprattutto quando le risorse vengono costantemente tagliate a danno dei servizi se non del funzionamento ordinario”.