Peccato che quando Max Weber scrisse della politica come “ramo specialistico delle professioni intellettuali”, non avesse potuto osservare la sua variante democristiana, ramo specialistico della gestione del potere, grande o strapuntini che siano, fino all’elezione di Chiara Braga come capogruppo del Pd: parlamentare eletta nel 2008 (alla faccia del rinnovamento), ma mai pervenuta, già in segreteria con Matteo Renzi, poi con Enrico Letta, sempre in quota “Dario Franceschini”. Appunto: lo “specialista” che, in questa spartizione di nomine ai tempi di Elly, o meglio, CencElly piazzerà anche un vicecapogruppo alla Camera, uno al Senato con Francesco Boccia (con tutto il rispetto, neanche lui una novità), e qualcuno in segreteria, pare Michela Di Biase (non chiamatela “moglie di”: la ragazza, pur in quota, ha una sua cazzimma). Fu Matteo Renzi, uno cui non ha mai fatto difetto la battuta sagace, a fornire una chiave infallibile di lettura: “Se volete sapere chi vincerà il congresso del Pd guardate con chi sta Franceschini”. Continua su Huffington Post