Un colpo esiziale per la vita e la credibilità dell’Amministrazione Raggi è stato inflitto ieri dalla Procura di Roma, che ha svelato al mondo intero lo scandalo dello stadio di Tor di Valle. Attorno alla costruzione del nuovo impianto dell’As Roma – costo stimato un miliardo di euro – ruotano vicende poco chiare. Capaci di provocare imbarazzi, gli ennesimi, alla sindaca a Cinque Stelle e a tutto il Movimento. Oltre al costruttore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova, è finito in manette – ma ai domiciliari – Luca Lanzalone, presidente Acea (di cui il Comune possiede il 51%), consulente della giunta Raggi sul versante stadio e, come se non bastasse, uomo vicino al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio.

L’ultimo incontro fra i due, spiega Repubblica, risale allo scorso 20 marzo. Pochi giorni dopo il presidente dell’Acea era in Transatlantico con Stefano Buffagni, il deputato cui era stato affidato l’incarico di reperire persone di fiducia per le nomine nelle partecipate dello Stato. Di Maio e Lanzalone avevano sfilato insieme anche a Cernobbio, al Forum Ambrosetti. Più in generale l’imprenditore sarebbe riuscito a farsi spazio negli ambienti pentastellati, soprattutto nei circoli romani, grazie alla “benedizione silente” del leader supremo Beppe Grillo e alla sua precedente esperienza al fianco di Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, per il quale si era occupato della municipalizzata dei rifiuti.

Di quella che si profila essere, almeno secondo la Procura, un’associazione delinquere con scopi corruttivi, farebbe parte anche Paolo Ferrara, capogruppo del M5S in Campidoglio. Il quale avrebbe ottenuto dal gruppo Parnasi la promessa di realizzare un progetto di restyling per il lungomare di Ostia. Ferrara si è subito autosospeso dal Movimento, pur dichiarandosi del tutto estraneo alla vicenda. Il Movimento, invece, l’ha scampata per poco sul nome di un altro indagato: quello di Mauro Vaglio, presidente dell’ordine degli avvocati e non eletto in Senato lo scorso 4 marzo. Non sfuggirà ai più attenti che nel calderone siano finiti anche politici di Pd e Forza Italia, come l’ex assessore regionale Michele Civita e il vice-presidente del consiglio regionale Palozzi. Ma a far rumore e scandalo sono soprattutto i Cinque Stelle, predicatori dell’onestà-tà-tà e adesso vittime dell’onestàdio. Trasparenza, moralismo: due concetti mandati in fumo da una tangente qualunque.