Nel cuore di Palermo c’è una piccola enclave di appassionati di jazz che si ritrova ogni settimana al Ridotto dello Spasimo dove capita di ascoltare di tutto, dal grande artista alla giovane promessa: la costante è che si tratta sempre di sorprese di gran qualità. Venerdì sera c’erano la tromba di Vito Giordano, il basso di Fabio Lannino (“Two of Us”) con il pianoforte di Diego Spitaleri e la batteria di Ciccio Drummer Foresta: si registrava un disco dal vivo. Troppa grazia: non solo jazz tosto, ma anche l’emozione di una registrazione live, nello stile dei jazz club internazionali.
In generale non si può non lodare l’iniziativa di chi, in epoca di musica a scrocco, decide di investire su un disco, e lo fa a Palermo, città lamentosa e pigra. Nello specifico, la scelta di portare sul palco una congerie di diversità stilistiche e anagrafiche (il batterista ha poco meno di un terzo degli anni degli altri) porge allo spettatore uno spettacolo innanzitutto divertente, evidenza importante poiché troppo spesso a ogni latitudine si trascura il lato ludico dell’arte. Ne è venuto fuori un gustoso cocktail di sensazioni. A conferma del fatto che una buona idea – ad esempio quella di registrare un disco dal vivo in una fredda sera palermitana – viene spesso dalle intenzioni più semplici. Suonare, suonare e ancora suonare.
Disclaimer.
Sono amico di Lannino da più di trent’anni: per questo post non è stato pagato neanche un aperitivo.