Matteo Renzi non è ancora sbarcato nell’Isola – succederà sabato prossimo a Catania – ma il suo gruppo all’Ars conta già sugli stessi deputati (quattro) di Fratelli d’Italia e Sicilia Ora. Un miracolo. A renderlo possibile sono stati i due fuoriusciti dal Pd, Luca Sammartino e Giovanni Cafeo, e gli ex Sicilia Futura, Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo. Sono loro gli architravi di Italia Viva, che in Sicilia risponde a un’esigenza più che mai attuale. Liberarsi della presenza di Salvini e dalle spinte sovraniste, che rischiano di cancellare il “centro”. E’ dai centristi, infatti, che riparte Matteo Renzi. Lo è Edy Tamajo, che in passato ha militato in Grande Sud (con Gianfranco Micciché) e che alle ultime Europee si è speso per il forzista Giuseppe Milazzo, dopo l’ultimo voltafaccia del Partito Democratico. “Andare con Renzi non è una scelta, ma un’operazione di continuità – attacca Tamajo –. Perché noi siamo stati sempre renziani. Lo eravamo quando abbiamo creato Sicilia Futura, che era un’area moderata di centro, rimasta per lungo tempo a fianco del Pd. Ma eravamo lì per Renzi. Adesso ci è sembrato naturale seguirlo nel suo percorso per la costruzione di un nuovo partito”.
La sensazione è che il Pd vi abbia sempre considerato degli ospiti.
“Degli ospiti indesiderati. L’ala più a sinistra non ci ha mai voluto. C’è stata una fase in cui saremmo voluti entrare nel Partito Democratico, ma non ci è stato permesso. A quel punto meglio fare qualcosa di nuovo e andare in una direzione diversa”.
Cosa salva dell’esperienza di Sicilia Futura?
“Alle ultime Amministrative di Palermo abbiamo fatto un grande risultato. In chiave regionale abbiamo pagato l’effetto di ritrovarci in questo centrosinistra, un contesto troppo legato all’ultima esperienza del governo Crocetta. Avevamo iniziato con entusiasmo e poi siamo finiti schiacciati. Per fortuna abbiamo preso il 6% che ci ha fatto scattare un paio di seggi in Assemblea”.
Cardinale, suo mentore negli ultimi anni, non è attratto da Italia Viva perché lo ritiene il partito di un uomo solo al comando.
“Secondo me Italia Viva non è il partito di Renzi e basta. Io ci vedo un contenuto, dei progetti, delle idee. Un modo nuovo di fare politica. La deputazione nazionale è composta da soggetti validi. E noi siamo pronti a portare le istanze del Sud”.
Quale sarà la prima?
“Secondo me uno dei temi prioritari )Davide Faraone e Valeria Sudano hanno già presentato un emendamento alla Legge di Bilancio, ndr) riguarda la continuità territoriale. E’ impossibile che una persona bisognosa di cure, o uno studente universitario, per andare da Palermo a Milano, o a Torino, debba pagare 500 euro un biglietto aereo. E’ una cosa insostenibile. Chiederemo che si trovi una soluzione a partire da questa Finanziaria. Poi sposteremo l’attenzione su tutte le problematiche del Sud: che non significa finanziamenti a pioggia, ma una politica di sviluppo che ci permetta di essere equiparati alle regioni del centro-nord”.
Sammartino, Cafeo, D’Agostino. Ci parli dei suoi compagni di viaggio.
“E’ gente che ha consenso, che lavora sul territorio, che ha credibilità. In passato abbiamo condiviso delle esperienze comuni, sempre rivolte al centro. E adesso ci ritroviamo in questa nuova casa che al momento è abitata da quattro deputati, ma in futuro chissà”.
Potrebbero arrivarne altri?
“Sì, indubbiamente. C’è molta gente che bussa e vorrebbe entrare. Ma bisogna possedere alcuni requisiti: il primo è non porre condizioni. Il nostro è un partito inclusivo, ma la morale e l’etica sono fondamentali. Le persone perbene, che vogliono fare politica e lavorare per il territorio sono le benvenute”.
Lei è amico di Micciché. Dato che in Forza Italia non si trova più tanto bene, potrebbe farci un pensierino? Lo ha già sentito?
“Perché no? Non lo escludo. Sarebbe un valore aggiunto. E’ una persona che stimo, ma non so cosa voglia fare. Di questa cosa non abbiamo mai parlato. E’ chiaro che Italia Viva è tenuta molto in considerazione da quell’area moderata e liberale che prima veniva intercettata solo da Forza Italia”.
Sicilia Futura all’Ars ha votato un po’ col governo e un po’ contro. Con Italia cambierà l’orizzonte?
“Noi siamo e rimarremo all’opposizione. Ci sarà apertura quando si parlerà di temi che riguardano lo sviluppo e il mantenimento dei livelli occupazionali. Anche se da un paio di mesi a questa parte vedo un immobilismo, anche in assemblea, molto pericoloso. Da parte del governo c’è poca intraprendenza. La nostra non è un’opposizione masochistica, ma costruttiva. Se arriverà a Sala d’Ercole qualche provvedimento utile per la Sicilia noi ci saremo”.
Mercoledì scorso c’è stata una nuova spaccatura fra governo e assemblea.
“In realtà non c’è mai stato un grande feeling. Musumeci dovrebbe iniziare a parlare anche con i deputati e i partiti, secondo me lo fa poco. Ma il governo è come un malato in terapia intensiva. L’orizzonte non è buono”.
Come vi siete lasciati con Cardinale?
“Benissimo. Considero Totò un grande amico. Ho trascorso molto tempo al suo fianco negli ultimi anni, è uno da cui ho imparato moltissimo. E’ una persona a cui voglio bene e con cui continuerò a dialogare. Il mio telefono per lui è sempre aperto”.
A livello locale, con la dissoluzione di Sicilia Futura, cambierà qualcosa? A Palermo avete un assessore…
“Non faremo alcun movimento. A Palermo rimaniamo come siamo, continueremo a sostenere l’amministrazione comunale. Il gruppo consiliare si chiamerà “Sicilia Futura per Italia Viva” e ne fanno parte Gianluca Inzerillo, Caterina Meli, Giuseppina Russa e Ottavio Zacco. Potrà allargarsi se qualcuno ci chiederà di aderire. Dialoghiamo con tutti. Ma rimarremo sulle posizioni che ci hanno permesso di vincere le elezioni assieme a Orlando”.
E’ vero che all’Ars il gruppo si chiamerà Sicilia Futura-Italia Viva per consentirle di rimanere deputato-segretario nel Consiglio di presidenza?
“Non è solo per quello. Come le ho detto, la nostra è una scelta di continuità”.
Ma ci pensa che a livello nazionale sarà alleato col Pd, che non l’ha voluta, e col Movimento 5 Stelle, che lei ha sempre osteggiato? E’ una tassa da pagare?
“Un po’ sì… Ma la considero un’alleanza strategica che ci ha permesso di non tornare al voto, che ha evitato l’aumento dell’Iva e di presentarci malconci in Europa. Italia Viva è uno schieramento di centro. E non ha molto in comune con i grillini e con un pezzo del Pd”.