Suona la fisarmonica. Rapporti che si contraggono e poi si distengono. Dietro alla “cordiale collaborazione istituzionale” fra Palazzo Chigi e il Quirinale c’è la storia di un’altalena che non si ferma mai. Niente di personale fra la premier Giorgia Meloni e il capo dello stato Sergio Mattarella. E però, dopo 24 mesi, c’è un allineamento che fatica a compiersi. L’approccio muscolare e talvolta incendiario della destra di governo non è lo stile ideale per il Colle, come di converso la rigidità lamentata dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi. Tutto questo concorre a creare un
clima di piccoli e grandi sospetti all’insegna della massima dissimulazione. Ne è la riprova il decreto sui Paesi sicuri varato lunedì dal Cdm, dopo il caso Albania, preceduto e accompagnato da parole di benzina nei confronti dei pm. Il Colle ha fatto trapelare dubbi sull’efficacia del provvedimento, ma alla fine pare ha detto sì alla norma sui ricorsi in appello contro le ordinanze del tribunale sul trattenimento dei migranti.
Mentre il solito scontro sembrava accendersi per poi affievolirsi, ecco il dossier dell’Ecri, costola del Consiglio d’Europa che si occupa di razzismo e intolleranza. Il rapporto, che sarebbe stato inviato al governo prima della pubblicazione, accusa le forze dell’ordine di fare “profilazione razziale” nei confronti di rom e persone di origini africane. Su questo punto specifico c’è stata la reazione convergente di Meloni e Mattarella. Con la prima che ha chiesto “rispetto e non ingiurie” per la polizia e il secondo che si è detto “stupito” per il rapporto Ecri, telefonando poi, in
segno di solidarietà, al capo della polizia Vittorio Pisani. Rapporti a fisarmonica, appunto. Che lasciano brullo il terreno di confronto fra Quirinale e governo.
Nelle stanze dell’esecutivo tutti i segnali esterni vengono colti, a torto o a ragione, come minacciosi o portatori di insidie. Giorgia Meloni ha rinunciato alla conferenza stampa sulla manovra (in attesa del sì del Colle): un fatto inedito per un rito consolidato. Ieri la fibrillazione generale ha riguardato la prossima puntata di Report, in programma domenica, nel corso della quale si parlerà di una seconda Cutro e del ministero della Cultura. Un nuovo caso Boccia, “ma al maschile” che non riguarderebbe Gennaro Sangiuliano ma il suo successore Alessandro Giuli. “Ci sono documenti e chat – ha fatto sapere il conduttore della trasmissione Sigfrido Ranucci – che farebbero ipotizzare responsabilità legate ad alte cariche di Fratelli d’Italia”. E subito la “Fiamma magica”, il nucleo di potere intorno alla premier, si è mobilitata per scandagliare le chat dell’ultimo mese e mezzo, colta da un’insolita ansia. Continua su ilfoglio.it