Taverna, da mammaccia a mamma

Ha fatto vaccinare suo figlio e in un solo colpo ci sembra ragionevole e immunizzata: “Mammaccia Roma” finalmente diventata “Mamma”. È quindi una straordinaria notizia sapere che il fronte dei vaccinisti da oggi può annoverare la più verace avversaria, la donna che ha dovuto combattere fino a ieri, quella Paola Taverna che ai genitori d’Italia consigliava la processione in visita da suo cugino per il contagio felice, il morbillo come una allegra tarantella.

Genuina e amatissima dagli elettori del M5s, la Taverna, che oggi è vicepresidente del Senato, aveva infatti stracciato le avvertenze e i bugiardini dei virologi a favore della sua medicina popolare. Spiegò lei stessa come si combattevano le malattie infettive a casa sua: «Io quand’ero piccola, che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione a casa di mio cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle».

Acclamata dagli ultras che non credono ai vaccini e che lottano contro la scienza convinti così di sconfiggere la lobby delle case farmaceutiche, la Taverna è stata subito salutata come una bandiera, la punta avanzata. Era così trascinante e convincente che aveva piegato anche il ministro della Sanità, Giulia Grillo, tanto da inventarsi per accontentarla “l’obbligo flessibile”. È stato il tormentone dell’estate, la legge ossimoro, la salute con la febbre alta che non poteva non scatenare Roberto Burioni, scrittore e medico che dei vaccini è il custode che a proposito della legge disse: «È come sostenere: sono a favore delle tasse ma non le pago».

Ebbene, più del ministro Grillo, il vero riferimento dei no vax è stata sempre questa romanaccia tosta, la senatrice più da banco che da seggio che però tiene accesa la fiammella originaria del grillismo, compatta l’istituzione con la borgata. Già nella passata legislatura si era imbucata nelle corsie della medicina, si era opposta alle vaccinazioni che riteneva addirittura “coercizioni”. Oggi ha cambiato idea e l’ha pure detto attraverso un video su Facebook. Ha spiegato che ha avuto la possibilità di informarsi e scegliere e «ho scelto di vaccinare mio figlio». La Taverna ha anche annunciato che si conclude la sua battaglia contro l’obbligo vaccinale e che si affiderà a quanto deciderà il ministro Grillo “un medico che stimo”. Anche questo ministro, catanese, ha già dimostrato che le teorie che il M5s difendeva e che tanto ci spaventavano, stanno rientrando e non contagiano più.

Non c’è dubbio che a fargli cambiare idea ha contribuito la presa di posizione dei nostri prèsidi, la fermezza dei medici, l’attività pugnace di Burioni che ha duellato con i post ma anche con dati scientifici. Era lo stesso Burioni a riconoscere che non ci sarebbe bisogno di obbligo vaccinale in un paese che non mette in discussione che al semaforo si passa con il verde e non con il rosso, insomma che i vaccini si fanno e basta. A prova che nessun giornale è ostile per “movimento” preso, non si può che riconoscere che mai cambiare opinione, come ha fatto la Taverna, è stato più salutare, mai come oggi il suo tono ci piace e ci diverte più del romanaccio che la faceva prendere in giro. Certo, non ci sono solo i vaccini. Rimangono tanti altri nodi da sbrogliare: uscita dall’euro, superamento della democrazia, decrescite, chiusure domenicali… ma è altrettanto certo che da adesso il Movimento non può che ripararsi tra le braccia di (questa) mamma.

Carmelo Caruso per Il Foglio :

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