Da Capaci all’Ucraina: non sprecate il tempo della giustizia

La strage di Capaci, con la morte di Giovanni Falcone, segna il punto più alto della guerra di Cosa Nostra allo Stato

Poco ancora e ricorrerà il trentesimo anniversario della strage di Capaci.
Si assume che a nulla serva il trascorrere del tempo se non a farne memoria. 
Ebbene, mi chiedo quale memoria di quel passato abbia permesso di costruire un futuro migliore.
Mi domando se la speranza di Paolo Borsellino – secondo cui l’idea di Giustizia si muoverà grazie all’azione della nuove generazioni – abbia avuto esito di Verità.
Vedo attorno a me – viceversa – ancora tanta ignoranza di quel passato che, per alcuni, è più lontano di una terra straniera.
E se il futuro può pure essere radioso, è il passato che manifesta la sua imprevedibilità.
Dopo trenta lunghi anni da quei tragici fatti nessuna delle apparenti verità storiche o processuali mi si manifesta come tale.
Né penso che la versione ufficiale, secondo cui “Cosa Nostra” sarebbe stata l’unica interessata alle stragi, possa rendere giustizia dei sanguinosi crimini.
Troppe le coincidenze e le convergenti “casualità” che hanno costellato il percorso devastante di quelle storie.
Da siciliano sono certo che in questa terra la casualità semplicemente non esista.
La Sicilia è una immensa metafora del mondo e in essa esplodono (letteralmente) tutte le contraddizioni della Storia.
La cronaca della morte annunciata di Giovanni Falcone è la metafora assoluta del male e dei suoi infiniti strumenti di manifestazione.
Si è sprecato tanto tempo per dare Verità e Giustizia di quella strage (e delle altre che ne sono seguite).
Tutto questo per la semplice ragione che quella verità troppo racconterebbe di un tempo in cui il bene si era allontanato dalle coscienze.

Nell’atrio del tribunale di Palermo vegliammo le bare per molta parte della notte. 
Sull’attenti, indossando le toghe. Come a voler dire che la Giustizia non abbandonava il luogo e l’idea che i martiri rappresentavano.
Per ore guardai un biglietto lasciato da una mano fanciulla, deposto proprio sulla croce della bara.
Vi era scritto: “La pace è la speranza degli onesti. La mafia è la realtà della politica”.

Ora come allora questo pensiero si manifesta profondamente vivo.
Cerco tra mille informazioni quella che riesca a dare coraggio alla mia paura.
Ascolto le notizie da un fronte che solo in apparenza è lontano, ma assai vicino nei pensieri.
Nessuna guerra è distante quando è combattuta dentro le coscienze di ogni essere umano.
L’invasione militare e lo sterminio dei civili si amplificano nell’impotenza di chi vi assiste.
Ora come allora, ancora stragi.
L’Ucraina non è una terra straniera, ma teatro di guerra della nostra stessa anima.
Non possiamo, non dobbiamo sprecare il tempo della Giustizia. 
Dopo ne rimarrebbe solo dolore… 

Lorenzo Matassa :

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