Da Ambelia a Cannes. Gli sprechi? Vedi alla voce stampa

Gli ultimi sprechi della giunta regionale presieduta da Nello Musumeci si trovano sotto la voce “stampa e comunicazione”. Una pratica, obliqua e sotterranea, attraverso la quale una montagna di denaro pubblico finisce per foraggiare, senza regole e senza controlli, siti, agenzie, giornaletti e pubblicazioni che poco o nulla hanno a che fare con l’informazione. Nel tentativo di fare luce su un malcostume ormai dilagante ho scritto una lettera aperta a Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Eccola.

“Caro Roberto, mi rivolgo a te perché conosco la tua serietà professionale e l’idea – ancora nobile e incontaminata – che tu hai del giornalismo. Questo mestiere non attraversa certamente un periodo florido. L’età dell’oro è tramontata da parecchio tempo ed è difficile per tutti, redattori ed editori, garantire una informazione seria e documentata: i giornali di carta hanno il fiato grosso; siamo accerchiati da testate nate per caso, improvvisate, spesso prive di una struttura editoriale e di un direttore responsabile. Diciamolo: nel nome della libertà di stampa è fiorita una paccottiglia di giornali e giornaletti, blog e siti web che vivono sostanzialmente di denaro pubblico: di mance, di servilismo, di leccaculismo. Ti cito solo due casi – due scandali, stavo per dire. L’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina, acclamato campione di legalità, ha speso oltre due milioni di euro per “portare la Regione”, così ha detto, al Festival cinematografico di Cannes. Di questa montagna di soldi – il suo quartier generale era al Majestic Le Barriere, a due passi dalla Croisette – oltre duecentomila euro sono volati via per “stampa e comunicazione”. Ma esattamente a chi? A quali testate? Silenzio. Riserbo. Mistero. Segno di un inconfessabile imbarazzo; segno che tutti quei denari sono andati in massima parte agli amici degli amici, alle faccette nere che fanno da corona all’assessore, a quella stampa di fede e genuflessione che passa le giornate a suonare il piffero al reuccio e a tutta la corte di Palazzo d’Orleans. Altro esempio: tra Ambelia, stazione di monta a due passi dal paesello del Governatore, e l’Ippodromo di Palermo si è tenuta una lunga festa del cavallo. Poco più di una sagra paesana. Musumeci ha impegnato oltre cinque milioni di euro. Di questi, quattrocento mila sono andati ai soliti noti, alla solita cricca, ai soliti componenti della fanfara attrezzata per suonare ogni giorno l’inno trionfale al Presidente della Regione. Ho chiesto timidamente, al campiere che ha curato le due grandi parate, di rendere noto l’elenco dei destinatari di tutto quel ben di Dio. Ma mi sa tanto che l’elenco non uscirà mai dai cassetti dei sovrastanti. Dopo due solleciti mi è arrivato un obliquo invito “a prenderci un caffè”. Se continuerò a insistere non escludo che prima o poi possa anche ricevere uno di quei “consigli che non si possono rifiutare”.

Ti ho esposto, caro Roberto, un problema. Certo, non è il principale problema che l’Ordine ha oggi davanti a sé, ma il problema c’è e riguarda non solo la libertà di stampa – i suoi confini, il suo rigore – ma anche la trasparenza dell’informazione e, più in generale, della democrazia. Non voglio drammatizzare: ma in Sicilia, con questa Regione impegnata perennemente in una feroce e nauseante campagna elettorale, si è formato nel tempo una sorta di mercato nero della comunicazione. Un mercato nero, appiccicoso e spregiudicato. Sia chiaro: la pubblicità è sempre esistita e guai se di colpo sparisse: determinerebbe la chiusura di quasi tutte le aziende editoriali. Ma la pubblicità – tu me lo insegni – deve seguire regole precise e trasparenti, specie se commissionata da un ente pubblico; deve fondarsi su un rapporto chiaro tra il committente, il lettore e la testata di riferimento. Succede invece che assessori, feudatari e campieri di questa opaca Regione impegnino somme sproporzionate sotto la voce “stampa e comunicazione” al solo scopo di avere le mani libere per foraggiare i pifferai, per alimentare le clientele, per finanziare le consorterie: una mafietta sottotraccia che giorno dopo giorno si dilata a dismisura. Fino a inquinare irreparabilmente un mondo complesso, come quello dei giornali e dei giornalisti, che specie di questi tempi ha bisogno di tanta serenità e di tanta onestà. Sono certo che tu, con l’autorità e i poteri che discendono dalla legge sull’Ordine, riuscirai a spezzare questa maleodorante coltre di omertà.

Un saluto fraterno da Giuseppe Sottile”

Giuseppe Sottile :

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