Il mese appena passato segna per antonomasia un nuovo inizio: settembre, infatti, rifacendosi a una calendarizzazione scolastica è il mese in cui qualcosa comincia e può cambiare. Anche l’industria della moda, in questo mese, si destreggia tra numerosi appuntamenti che intasano l’agenda di designer, creative director, stylist, fotografi, stilisti e tantissimi altri che, oltre alla Fashion Week, partecipano a feste e vita mondana. Ma le novità più salienti riguardano proprio ciò che è emerso da queste Fashion Weeks, che portano in passerella la “moda donna” Primavera/Estate 2022.
Oltre a scoprire le tendenze, che vanno dalle frange al pizzo, dai pantaloni da vestito di taglio maschile alla maglieria, passando per stivali altissimi e tute intere attillate, un’altra cosa che abbiamo dovuto scoprire è che il Body Positivity, ovvero quell’atteggiamento di accettazione di tutti i corpi, non è una tendenza da passerella, ma solo una tendenza su cui discutere nelle pagine patinate dei giornali di moda.
L’estetica ripresa quest’anno è quella degli anni ’00, con la sua vita bassissime e addominali scolpiti. Da ciò, non sono mancate aspre polemiche mediatiche in particolare sulla sfilata di Blumarine, che ha portato in passerella ragazze magrissime, su Chloé che ha scelto di far sfilare due modelle curvy su 31, dopo aver postato negli ultimi mesi immagini di Paloma Elsesser, modella curvy, elevata a nuovo canone estetico della maison, almeno online. Tutto resta uguale a se stesso anche da Chanel che include ancora a fatica una modella midsize nei suoi show, passando per Prada e Saint Laurent che sulla questione non hanno indugiato, ritornando in pieno al 2000, fino ad arrivare a Miu Miu, con mini gonne proibitive per chiunque abbia una curva, abbinate a pance piatte e scopertissime a farci intuire il tipo di donna a cui questi capi si rivolgono.
Scegliere di far indossare i capi a persone diverse per fisicità e attitudine dà la possibilità di mostrare come i capi possano essere versatili e capaci di cambiare e mutare in base a chi li porta, rivelando una maggiore ricchezza della collezione, scelta che risulta complessa da attuare ad alcuni storici Brand ma non ai più nuovi.
Una filosofia condivisa anche da Marco Rambaldi, nuovo nome di punta della moda italiana, che sposta più in là l’asticella e sceglie modelle e modelli non più giovani, queer e non binari, altrettanto fa Act N.1: con indossatrici mature, formose, musulmane che sfilano fianco a fianco, con la dichiarata volontà di liberare le donne, tutte. E anche da Coperni, Michael Kors e Marni giungono segnali molto incoraggianti.
Il mondo della moda, dunque, vive ancora un complesso di grassofobia che si va ad accumulare ad altri problemi sociali e ambientali che si sforza di risolvere, probabilmente tutto cambierà, perché nonostante sia stata ripresa l’estetica fashion degli anni 2000, molti passi avanti sono già stati fatti da allora.