Tornerà ad incatenarsi con il suo pianoforte ai cancelli di Villa Giulia come fece anni fa per protestare contro chi gli aveva assicurato una sede stabile ma nicchiava da troppo tempo? O non ne ha più l’età, la forza, la voglia? Intanto su Facebook ieri ha voluto dedicare un ricordo a Toots, «il cane che amava il jazz», il suo cane, passato a miglior vita, immortalato con lui sullo Steinway sul quale ogni giorno Ignazio Garsia – il presidente del Brass Group – si siede e suona, come ogni musicista fa col suo strumento. Probabilmente il peloso scodinzola adesso sull’arcobaleno promesso agli animali nel loro aldilà. Lui, Garsia, è una vita che ascolta promesse (alcune mantenute, seppure in ritardissimo, altre mai) ma ha la faccia di chi è disilluso nonostante la tempra con la quale ha affrontato mille battaglie. L’ultimo schiaffo glielo ha dato la Regione che ha tolto alla Fondazione Siciliana per la Musica Jazz (il Brass, per l’appunto, creato da Garsia 45 anni fa a Palermo) mezzo milione di euro, ha ridotto la sovvenzione da 750 a 250 mila, nello stesso momento in cui decideva di darsi ad un nuovo trastullo, il ciclismo, elargendo 11 milioni a Rcs Sport marchio che «governa» il Giro d’Italia e il Giro di Sicilia ricevendone la garanzia che il primo farà partire il percorso dell’edizione 2021 dalle strade dell’Isola (e bisognerà vedere quali dal momento che sono ridotte per la maggior parte in stato pietoso oppure occorrerà stipulare garanzie milionarie a corridori a rischio di vita) e che il secondo tornerà a risfogliare il suo glorioso libro chiuso da “appena” 41 anni.
Nulla da ridire su uno sport nobile che potrebbe anche far da traino a qualche attività economico-imprenditoriale ma intanto, mentre l’assessore al Turismo, Sport e Spettacolo Sandro Pappalardo e per lui il presidente Nello Musumeci si allenano sulla cyclette, la cultura e le istituzioni preposte alla sua diffusione languono e come Violetta nell’ultimo atto della «Traviata» mostrano un colorito esanime.
Cultura, maledetta cultura. Ah, se non ci fosse… Eppure è lì e la Regione sembra perfino interessarsene. E con sollecitudine, almeno fin quando ci sono da rimuovere sovrintendenze, presidenze, direzioni artistiche e consigli d’amministrazione. Al momento di rimpiazzarle, il nulla. Come una sorta di amnesia.
Che ne è stato della Foss, la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, che prima dello scorso Natale s’è vista decapitare in un battibaleno il Consiglio d’amministrazione in modo che fosse più semplice far fuori, in barba alla scadenza del mandato, il sovrintendete Giorgio Pace? Un silenzio totale, rimbombante come un colpo di timpano in orchestra. Che ne è stato del Biondo, dello Stabile di Palermo, al cui direttore artistico Roberto Alajmo – lui sì, scaduto, dopo il primo quinquennio di lavoro – è stata frettolosamente e con qualche imbarazzo negata la possibilità di un reincarico per trovare un nome nuovo attraverso un bando? Nulla, assolutamente nulla, il cda del teatro di via Roma avrebbe dovuto tirar fuori dal cilindro il neodirettore ma sta ancora lì, come il prestigiatore dell’avanspettacolo al quale, tra fischi e sberleffi, non riesce il numero.
Intanto al Biondo, sono in difficoltà per l’espletamento dei documenti ministeriali, il programma 2019, e in ambasce ancora più grosse per contattare altri Stabili, agenzie, produttori, compagnie private, registi, attori perfino un tecnico che pianti i chiodi in palcoscenico che possa “chiudere le date” e firmare contratti per gli spettacoli della stagione 2019-2020 che, giorno dopo giorno di ritardo, comincia a profilarsi a serio rischio. E ai Cantieri della Zisa, Emma Dante continua a lavorare sul suo nuovo spettacolo con gli allievi della Scuola di teatro. Si lavora, si produce, insomma.
Lo stesso al Politeama: l’Orchestra Sinfonica Siciliana deve programmare – al di là dell’ordinaria attività della stagione concertistica – la prossima, importante trasferta per il concerto celebrativo di Salvatore Sciarrino (il compositore sarà anche sul podio) al Maggio Musicale Fiorentino. E l’Orchestra Giovanile (creata su iniziativa di Pace) ha richieste da varie parti dell’Isola e anche da fuori. Ma non c’è essere vivente che firmi una carta.
E nel frattempo si taglia, si sfronda, anche da altri enti o fondazioni culturali: qualche centinaio di milioni da qua, qualche decina da là. Si azzera ma senza che si ripianti nulla, come un panorama che si voglia, dopo tanti bei propositi e tante roboanti parole, desertificare. D’altronde, la nuova idea, da un paio di giorni, a Palazzo d’Orléans, viaggia su due ruote, la parola d’ordine è un’altra: pedalare.