“Io e tanti palermitani e siciliani onesti abbiamo un sogno che comincia a realizzarsi, rifare la Democrazia Cristiana. Scegliere di inquinare un solenne giorno di memoria con uno squallido spettacolo politico da campagna elettorale per tentare di “mascariarla” è stato a mio modesto parere disgustoso. È accaduto pure questo il 23 maggio 2022 con la volontà di certa parte della sinistra politica e la complicità di una parte di quella artistica e giornalistica”. Lo dichiara Totò Cuffaro, commissario regionale della DC Nuova, all’indomani del trentennale della strage di Capaci, che domenica pomeriggio, al Foro Italico di Palermo, era stato preceduto da un evento organizzato dal quotidiano Repubblica e intitolato ‘La Repubblica della Memoria’. Sul palco erano intervenuti giornalisti, scrittori ed esponenti della società civile.
Tra cui Pif, ieri Iena oggi regista, che si era scagliato sulle scelte del candidato a sindaco Roberto Lagalla: “Io mi posso candidare alle elezioni, tutti si possono candidare, Totò Cuffaro no – aveva esordito nel suo monologo -. Perché anche se è uscito dal carcere lo Stato italiano ha detto “tu sei così pericoloso che non ti puoi candidare più”. Solo un cretino può pensare che non ci sia niente di male a farsi appoggiare da Cuffaro. Invece di venire qua – aveva proseguito Pif – vada a Gibilmanna con il suo amichetto Totò Cuffaro, portate i cannoli e vi divertite”.
“Vorrei dire a Pif che può tenere il suo animo disteso perché normalmente io querelo le persone non ‘i pif’ – ha replicato oggi Cuffaro -. Considerata, quindi, la mia volontà di non querelarlo può anche sollevare l’avvocato che ha nominato dal palco, perché non avrà certo bisogno di essere difeso dall’Avv. Leoluca Orlando Cascio. Questo mi è molto di conforto perché non dovendo difendere ‘i pif’ non querelati da me potrà occuparsi – tra una indignazione e l’altra nei miei confronti – di dare degna sepoltura alle oltre 1200 bare accatastate al cimitero dei Rotoli da oltre un anno. Questa però è la mia speranza ma non credo che lo farà. E comunque io ‘i pif’ non li querelo”. Orlando, nelle ultime ore, aveva dichiarato che “appare essere ambiguo che due personaggi come dell’Utri e Cuffaro, che non hanno e non possono avere ruolo politico, abbiano costretto Salvini a ritirare il suo candidato, l’onorevole Meloni a ritirare il suo candidato, per scegliere un candidato scelto da Dell’Utri e Cuffaro insieme. Credo sia inquietante”.
Ma domenica pomeriggio era stato anche il turno del direttore dell’Espresso, Lirio Abbate: “Oggi che è sempre più invisibile, come possiamo combattere la mafia, come la possiamo affrontare e portarla sui giornali? Raccontare i fatti, documentandoli anche a prescindere da quello che possa essere provato nei tribunali. Portando la gente a ragionare. Perché non è normale strizzare l’occhio a qualcuno solo perché ha un bacino di voti. È il ragionare che ci porta a combattere la mafia”. “Su Lirio Abbate – è stata la replica di Cuffaro – mi limito a riportare pedissequamente ciò che è stato messo agli atti dagli inquirenti circa i suoi rapporti con Montante: ‘Dal contenuto della cartella di Montante denominata TUTTI emerge la sussistenza di ottimi rapporti tra lo stesso imprenditore e il giornalista Lirio Abbate risalenti già al 2008’. Colazioni, pranzi, cene, ferragosto in barca, tutti meticolosamente appuntati da Montante fino al 2013, che testimoniano quella ‘sussistenza di ottimi rapporti’ tra i due. Magari se qualcuno avrà voglia di fare una ricerca scoprirà che sullo stesso palco della memoria del 23 maggio di un po’ di anni fa troverà insieme a spargere gocce di morale contro di me alcuni paladini dell’antimafia, al tempo molto in auge, politici e non che da un po’ chi fa antimafia vera ha scaricato. Ma Lirio Abate che li ha conosciuti bene e li ha frequentati, per motivi professionale naturalmente, ha preferito dimenticarli. Convenienza o loro hanno diritto all’oblio?”.
“Ieri come la maggior parte dei palermitani – ha concluso Cuffaro – mi sono raccolto in preghiera per commemorare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo ed i ragazzi della scorta eroi che hanno immolato la loro vita per difendere le Istituzioni, le libertà e combattere contro ogni forma di mafia. Ah dimenticavo… Mi perdoni, se può, il giornale La Repubblica se non mi sono mostrato sul palco. Capisco che a loro non basta la mia gogna mediatica, vogliono anche il linciaggio fisico e morale”, conclude Cuffaro.