Non ci sono soltanto i progetti della politica. Ma anche quelli della ripartenza come uomo. Totò Cuffaro risponde alle domande de ‘Il Fatto quotidiano’ e lo fa con atteggiamento serafico, tipico dell’uomo che, dopo averne passate tante, non si fa più impensierire da nulla. “Sono stato il ras delle clientele – ammette l’ex governatore siciliano -. Era il mio modo di fare politica: aiutare, accettare, offrire, e anche scambiare. Ora mi sono liberato di quella mia condizione. Vivo del mio e illustro le mie idee”.
Incalzato dalle domande di Antonello Caporale, che gli chiede il motivo del suo ritorno sul campo di battaglia, Cuffaro replica: “La politica mi tiene in vita, capisce? Avevo smesso, ero impegnato a illustrare l’inferno delle carceri. Ho scritto quattro libri, facevo convegni, sono stato in Africa. Il Covid mi ha rinchiuso in una stanza e io ho immaginato cosa potessi ancora fare”. Il suo ritorno è stato consacrato da un ottimo risultato della Dc alle Amministrative siciliane: “Gli ultimi tre comizi sono stati bellissimi: San Cataldo, Caltagirone, Favara”. Non tutti gli addetti ai lavori, però, lo hanno accolto con entusiasmo: “Noto una certa pietas. E’ un sentimento più largo e più denso della mera compassione”. Cuffaro è uno che pensa di aver espiato a pieno le proprie. E in più, “mi hanno revocato la pensione, la banca mi rifiuta il conto corrente, non ho più la carta di credito. Le banche sono più maligne e vendicative del diavolo”.
Una parola buona anche per Renzi, che non lo accoglierebbe volentieri nel grande centro: “Ha testa quell’uomo. Le convenienze spingono a distanza, ma io so che della Dc non se ne potrebbe mai fare a meno”.