I magistrati di Torino hanno chiesto una condanna a 9 anni per Roberto Ginatta, ex patron di Blutec. Il processo, come scrive l’edizione torinese del Corriere della Sera, è quello che racconta il mancato rilancio del polo di Termini Imerese (nel 2015 Fiat Chrysler lo vendette a Ginatta per un euro) attraverso un finanziamento di Invitalia. Per l’accusa, Ginatta (difeso dagli avvocati Nicola Menardo e Maurizio Briamonte) avrebbe dirottato 16 milioni di euro di contributi statali in “investimenti di stretto interesse della famiglia”.
I magistrati, inoltre, hanno chiesto una condanna a 5 anni per il figlio di Ginatta, Matteo Orlando, e a 2 anni e 8 mesi per la segretaria. “Non c’è mai stata volontà di realizzare i progetti, ma solo di gettare fumo negli occhi”, hanno spiegato i pm. Sottolineando che si era di fronte a una “realtà artefatta”, a un “progetto imprenditoriale che non c’è mai stato. E chi ne aveva interesse? Ginatta, indubbiamente. Ma anche Fca, che si è liberata di Termini Imerese: non dimentichiamo che i soldi sottratti dagli imputati sono andati anche in società estere non del tutto estranee” .