Le associazioni antimafia e le anime belle della società civile predicano da trent’anni legalità e trasparenza. Ma alla Regione – ammettiamolo – non le ascolta nessuno. Fa orecchie da mercante l’assessore al Turismo, Elvira Amata. Ieri una doppia pagina de “La Sicilia” ha illustrato un reticolo di scandali che non raggiunge certamente il volume di spreco al quale ci aveva abituati il Balilla con SeeSicily, Cannes e il Bellini International Context; ma che comunque tiene alta la bandiera della corrente turistica di Fratelli d’Italia. Le martellanti prediche delle anime belle non vengono ascoltate neppure dal presidente della Regione, Renato Schifani che ormai governa “in società” – scusate il termine – con un opaco avvocato d’affari al quale ha consegnato il retrobottega di Palazzo d’Orleans. L’avvocato Gaetano Armao – un consulente pagato ufficialmente con sessanta mila euro l’anno – ha il controllo dei fonti extra comunitari e la presidenza del Cts, il comitato tecnico scientifico al quale è demandato il giudizio sulla compatibilità ambientale delle imprese che vogliono insediarsi in Sicilia. Ma non gli basta. E Schifani vuole ampliargli ulteriormente la sfera d’influenza. Mira a questo – stando alle indiscrezioni del Palazzo – l’istituzione dell’Agenzia regionale per l’attrazione degli investimenti. Un carrozzone, ovviamente. Che il governatore della Sicilia ritiene comunque di vitale importanza. Al punto da piazzare il milione di euro, necessario per l’avviamento, in capo alla legge finanziaria approvata dalla giunta di governo e passata già al vaglio dell’Assemblea regionale.

Dispiace dirlo, ma le due parole tanto care alla cosiddetta  società civile – legalità e trasparenza – vengono ignorate a tutti i livelli. Prendete l’azienda municipale che distribuisce il gas a Palermo. L’ufficio del personale era affidato, fino a poco tempo fa, ad Alessandro Noto, cognato del potente assessore regionale Edy Tamajo. Bene. Succede che Alessandro Noto lascia l’incarico perché vince un concorso alla Regione. E chi va a dirigere il personale all’Amg? Il fratello Antonio. Che, manco a dirlo, gli subentra tramite una società esterna.

Ma scandali e scandaletti non finiscono qui. Fino a poche settimane fa credevamo che il santo protettore del bar dei pagnottisti fosse solo l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò. Un uomo chiave per i picciotti che rastrellano soldi per garantire “copertura stampa” a consorzi, Asp, comuni, castelli ed enti ospedalieri. Tanto è vero che uno dei primi e generosi clienti della sedicente impresa editoriale è il famigerato Cas, il consorzio per le autostrade siciliane che, manco a dirlo, è sotto il controllo delle Infrastrutture. Da qualche giorno però è venuto fuori che i protettori sono due, come i Santissimi Cosma e Damiano. Perché recentemente è entrato a far parte del circolo, con la sua autorevolezza e il suo ruolo istituzionale, anche il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Il quale, con una decisione a dir poco azzardata, ha concesso ai pagnottisti del sopracitato bar la facoltà di dibattere – dibattere è una parola grossa – di autonomia regionale addirittura nei saloni damascati di Palazzo dei Normanni.

Siamo già al basso impero.