Fuori da palazzo d’Orleans, a piazza Indipendenza, c’è una lunga fila di creditori. Tutti in attesa del nuovo governo, che si appresta a esaminare (e trasmettere all’Ars) i primi strumenti contabili dell’era Schifani. Ma anche della buona burocrazia, che solo qualche giorno fa, ad esempio, ha completato il riaccertamento dei residui attivi e passivi. Si tratta delle entrate accertate non ancora riscosse e delle spese impegnate ma non ancora pagate: come quelle nei confronti dei costruttori edili, che per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi, hanno lamentato le inadempienze degli uffici: “Avanziamo soldi da un anno”.
L’ex assessore all’Economia, Gaetano Armao, aveva garantito la chiusura delle procedure di riaccertamento entro il 10 settembre: così non è stato. La delibera del 23 novembre, infatti, reca la firma del nuovo assessore, Marco Falcone, che in questo modo spera di poter predisporre al più presto anche il nuovo rendiconto, e di inaugurare una stagione all’insegna dell’efficienza. Fermi tutti, però. Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, intravede all’orizzonte l’ennesima sciagura: “Ci saremmo attesi un colpo di reni da parte dell’amministrazione per affrettarsi ad onorare i propri impegni nei confronti di chi è stato costretto a indebitarsi a causa dei ritardi burocratici, e invece – spiega – abbiamo appreso che la cassa regionale chiuderà il prossimo 12 dicembre. Sarebbe una beffa oltre al danno, perché è materialmente impossibile che uffici che non sono riusciti per mesi e mesi a preparare i mandati di pagamento possano farlo in meno di due settimane”.
L’operatività della cassa di Palazzo d’Orleans, con le feste alle porte, potrebbe risultare una spada di Damocle per chi sperava – finalmente – di avere riconosciuto il prezzo dei propri sacrifici. Di fronte all’ennesimo rallentamento, gli imprenditori edili sarebbero a un bivio: attendere ancora o dichiarare fallimento. Poiché “è evidente – secondo Cutrone – che per varie cause anche nel 2023 sarà inevitabile andare a esercizio provvisorio e che le erogazioni non riprenderanno prima di giugno”. Da qui l’invito a Falcone e Schifani di dare “un segnale di discontinuità col passato: cioè, non chiudere la cassa regionale e riunire urgentemente tutti i dirigenti generali per verificare cosa impedisca in determinati dipartimenti l’espletamento delle pratiche di saldo delle fatture e per disporre l’organizzazione di turni straordinari finalizzati esclusivamente a pagare tutte le imprese entro Natale”. Facile a dirsi, difficilissimo a farsi. Uffici e dipartimenti sono sguarniti. Il personale andato in pensione non è mai stato rimpiazzato e gli ultimi concorsi hanno provveduto per lo più a rimpolpare l’organico dei Centri per l’impiego. Solo il bando sul ricambio generazionale ha fornito forze fresche alla Pubblica amministrazione regionale, che potrà usufruire di cento unità, per lo più funzionari tecnici e amministrativi.
Ma sbrogliare le pratiche è divenuta sempre più un’impresa. Se a questo si aggiunge una politica distratta e ritardataria, come accaduto negli ultimi anni della gestione Musumeci-Armao, la frittata è completa. A Schifani e Falcone, nell’emergenza, è chiesto di invertire il trend. Di motivare dirigenti e funzionari, dando un segnale di discontinuità rispetto al passato. Che passa, innanzitutto, dall’onorare i debiti pregressi. Come quello nei confronti dei tirocinanti dell’Avviso 22, molti dei quali, a distanza di anni dalle prestazioni erogate, attendono l’inserimento nelle liste di pagamento (e la successiva liquidazione delle spettanze). O come gli specialisti o i laboratori d’analisi convenzionati, per i quali le ASP devono definire l’aggregato e pagare gli extrabuget del 2020 e del 2021. Ma a questa lista potrebbero aggiungersi presto altri attori se, come ipotizza Cutrone, la Regione dovesse precipitare nello spettro dell’ennesimo esercizio provvisorio.
Sarebbe la quattordicesima volta di fila. Un’evenienza che Falcone, pubblicamente, ha detto di voler evitare con tutte le proprie forze. Ma siamo al primo dicembre e, in attesa di ricevere la parifica della Corte dei Conti, l’Ars ha iniziato l’analisi delle variazioni di bilancio (assai scarne). Per mettere mano alla vera manovra si attende l’esito del giudizio di sabato e il responso romano sulla richiesta di un contributo una tantum da 500 milioni inoltrata al ministro Giorgetti. Ci sono i tempi tecnici – il passaggio nelle commissioni di merito e in commissione Bilancio, i termini per gli emendamenti – e poi c’è la volontà politica, con un gioco a incastri che richiederà tempo. Anche il più inguaribile degli ottimisti può rendersi conto che rispettare la scadenza del 31 dicembre diventa ogni ora più difficile. In caso di esercizio provvisorio, poi, si potrà operare solo con la spesa in dodicesimi: è questo il motivo per cui Schifani vorrebbe distribuire 400 milioni a famiglie e imprese, per fronteggiare il caro energia, con un provvedimento amministrativo. Rimodulando i fondi comunitari altrimenti inutilizzati ed evitando le strettoie dell’iter parlamentare.
Nel frattempo concederà 22 milioni ai Comuni per il pagamento di luce e bollette (ma non delle luminarie di Natale, a cui molti, quest’anno, dovranno rinunciare). La imprese, invece, rimangono in attesa della moratoria Irfis che, come annunciato settimane fa dal governatore, sospenderà il pagamento della quota capitale della rata in scadenza del mese di dicembre dei mutui. Anche quello è un provvedimento che attende il bollino verde della giunta. Mentre l’Irfis, che non ha ancora erogato i contributi per l’editoria a siti e giornali online, si appresta ad altri cinque anni di vetrina: la banca della Regione, infatti, gestirà il fondo “Ripresa Sicilia” (con una dotazione da 36 milioni), finalizzato alla concessione di finanziamenti di piccole e medie imprese che intendono avviare un programma di spesa nell’Isola. L’Avviso sarà pubblicato all’inizio di gennaio.
Gli unici ad aver già dato, in termini di pazienza, sono gli agricoltori: come annunciato un paio di giorni fa dal neo assessore Luca Sammartino, infatti, sono in pagamento i 90 milioni complessivi delle misure previste dal Piano di sviluppo rurale a sostegno degli agricoltori del biologico e delle aziende zootecniche, indennità compensativa alle attività agricole e zootecniche e sostegno per attività agroclimatiche. “Agea, che è l’organismo pagatore, a giorni effettuerà i pagamenti degli anticipi per l’85 per cento delle somme agli agricoltori e allevatori dell’Isola – ha detto il vice Schifani – È un segnale di rassicurazione che darà linfa vitale al comparto agricolo siciliano, ma anche il segno che la macchina regionale si muove”. Magari i movimenti, nei vari dipartimenti, non sono ancora coordinati. Chiedere agli “ultimi”. L’ennesimo Natale di mestizia è arrivato in anticipo.