La tre giorni di “Meritare l’Europa”, la scuola di formazione politica, per me è stata una immersione di freschezza. Con cinquecento tra ragazze e ragazzi abbiamo elaborato, lavorato e studiato proposte che possono incidere sul futuro del nostro Paese, abbiamo discusso di politica con la P maiuscola. Ci siamo anche divertiti, per carità, la struttura di Città del mare si presta bene, ma prevalentemente abbiamo insieme tirato fuori idee su politica estera, lavoro, sanità, sport, formazione, giustizia, economia, comunicazione, questo significa orientare i giovani all’impegno e alla concreta possibilità che siano la prossima classe dirigente, preparata e accorta. La politica non è speranza, è progettazione e programmazione, capacità e fattività. In Sicilia abbiamo messo in campo bellezza, i giovani hanno a cuore, molto più di quello che crediamo noi adulti, le sorti dell’Italia, delle loro Regioni e dei loro Comuni.
La scuola è stata una palestra di idee con un numero importante di interventi, dalla violenza di genere al cambiamento climatico, dall’intelligenza artificiale, alla lotta alla criminalità organizzata.
Una passione civica straordinaria, a dimostrazione che non è vero che i giovani sono tutti disincantati e privi di amore per la cosa pubblica, sono giovani che guardano alle periferie, che hanno fame di sapere, che vogliono dire la loro per fare la differenza, rifuggono ogni superficialità per entrare dentro le cose. La scuola è una scommessa contro ogni populismo, è occasione di incontro e confronto, di formazione. Niente catastrofismo ma lavoro e merito.
Matteo Renzi ha lanciato uno dei messaggi più importanti: puntare a diventare dei leader, imparare a sbagliare, cadere e rialzarsi, essere donne e uomini non followers.
E c’è un filo conduttore tra la scuola e l’incontro pubblico, che si è tenuto a margine dei lavori della scuola: nessun settarismo ma un lavoro comune che impegna pure i giovani siciliani nel dibattito pubblico, con sguardo ai prossimi appuntamenti elettorali.
In Sicilia c’è uno spazio inespresso, che deve aggregare i moderati riformisti, tutti quelli che sono distanti dalle posizioni populiste di sinistra ed estremiste di destra. Il Centro in Sicilia non è solo il luogo della moderazione, ma è sempre stato considerato la palude, il luogo del potere per il potere, l’habitat ideale per i voltagabbana, per quelli che vincono sempre anche quando perdono, il luogo ideale per i notabili, per chi ama costruire clientele più che consenso. Noi abbiamo spiegato che un altro Centro è possibile, un luogo di incontro che troverà lo spazio per il voto d’opinione, decisivo per le sorti del Paese, un progetto che ci vedrà impegnati alle europee del 2024, che ci vedrà tutti in campo per raggiungere il massimo risultato. E’ questa la vera innovazione: una sintesi tra la tre giorni di formazione e l’impegno politico, che poi diventa impegno per costruire un consenso su un’idea. Credere nel progetto vuol dire diffonderlo, aggregare, partecipare. E’ questa la scommessa coraggiosa. Perché non è vero che la politica è brutta, che i politici sono tutti uguali. C’è chi fa la differenza.