Sono “anni difficili” e quindi anche gli orologi si sono guastati. Renzo Piano ha promesso che il nuovo ponte di Genova durerà “mille anni” mentre Matteo Salvini ha garantito che rimarrà ministro per cinque. Ma intanto sono passati cento giorni di governo e invece di Joseph Roth, che ha raccontato quelli di Napoleone, ci dobbiamo accontentare dei video che Rocco Casalino confeziona per il premier Giuseppe Conte. Tra i tanti che ormai danno “la corda” alle lancette, Conte è rimasto l’unico a conoscere l’ora esatta. In questi giorni si è scoperto che avrebbe voluto partecipare a un concorso universitario. Ha capito che una cattedra è per sempre mentre il suo incarico è nelle mani, anzi, sul polso di Davide Casaleggio.
Ci siamo sempre lamentati dell’ingovernabilità, che nessun presidente del Consiglio riesce a completare un mandato. Perfino quello del papa sappiamo che non è più a vita. Ma diciamolo francamente. Davvero siamo disposti ad “andare a tempo”? Siamo stati il paese del “ventennio” e gli anni sono stati di “piombo” ma in realtà siamo esperti di “come sbarcare il lunario” e ci ripetiamo che “adda passà ‘a nuttata”. Non possiamo sapere quanto resisterà il nuovo ponte, ma ci basterebbe sapere che verrà ricostruito con diligenza e senza promettere date e tagli di nastri.
Viviamo alla “giornata”, i lavori sono “occasionali”. Per questo ci sembra ingiusto che Salvini debba rimanere “cinque anni” al Viminale. Se “uno vale uno” anche Salvini si deve adeguare al nuovo corso. Se è così sicuro che è stato legittimato dal popolo non avrà problemi a essere “ministro a chiamata”. Dato che ormai siamo nell’epoca della democrazia diretta e che la sovranità è “mobile” e online, la prossima tappa non può che essere una. Il ministro a partita Iva.