Una conversazione con Max Ferrigno sulla vita e la carriera dell’artista, piemontese d’origine ma palermitano d’adozione. Un’occasione, prima di tutto, per approfondire l’arte di Ferrigno, senza cadere nella trappola dei cliché. Il talk, voluto e organizzato dalla Fondazione Federico II, è in programma oggi alle 17.30. Il luogo non è affatto casuale: la storica sala del Basile di Villa Igiea (oggi Rocco Forte Hotel).
“Lavoro da otto anni in una palazzina del Basile e dipingo quotidianamente sotto una volta del Gregorietti – rivela Max -, quindi mi trovo perfettamente a mio agio in questo luogo che mi regala grandi emozioni”. E non c’è da stupirsi – se ne parlerà durante la conversazione – se esiste un fil rouge tra due mondi artistici lontani temporalmente e apparentemente distanti anche stilisticamente come l’arte di Ferrigno e l’Art Nouveau.
Il talk vedrà protagonisti, oltre all’artista, il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso e Laura Francesca di Trapani, storica dell’arte, autrice di Max Ferrigno, Mise-en-scène di un artista dispettoso (Serradifalco Editore), un libro che racconta l’artista e il suo percorso di ricerca, in capitoli che, pagina dopo pagina, scandiscono le diverse fasi legate alla creatività di Ferrigno.
“Spesso – puntualizza Ferrigno –, si accosta il mio lavoro alla corrente NewPop ma credo che questo possa essere credibile solo per la prima parte del mio percorso, quando l’analisi della New Mythology era fondamentale nella mia ricerca. Negli ultimi anni la mia connessione intellettuale con i concetti della Secessione Viennese credo sia fortemente voluta. Ho scelto di vivere e creare a Palermo. Anzi, per essere più preciso, ho scelto di vivere nella Palermo di inizio secolo scorso”.
“La scelta di narrare l’arte del passato e di non tralasciare la narrazione dell’arte contemporanea – afferma il Presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno – è uno degli obiettivi della Fondazione Federico II. La presentazione di questo volume è sia narrazione del cammino artistico di Max Ferrigno, sia testimonianza della sperimentazione continua che produce l’arte contemporanea”.
“Si parla frequentemente dell’aridità della società attuale – ha detto Patrizia Monterosso -, invece l’arte contemporanea produce i suoi linguaggi, continua a sperimentare, crea contenuti e lancia messaggi. Negli ultimi mesi la Fondazione Federico II ha avuto modo di confrontarsi con giovani artisti che si mettono in gioco e in Sicilia trovano un habitat adatto per la loro creatività. E’ proprio il caso di Max Ferrigno, un artista in continua evoluzione per il quale le etichette rischiano di fuorviare. Mentre parliamo, probabilmente, Max ha già sperimentato altro. Mi piace dire che è un artista all’avanguardia e contemporaneo che ha trovato a Palermo la sua vera natura”.
Il libro ripercorre gli ultimi dieci anni di carriera dell’artista tra scelte di vita personale ed evoluzione artistica. Dalla fascinazione per l’opera di Takashi Murakami che gli regala una nuova e decisiva visione pittorica, “iniziandolo” a quella che negli anni si afferma come percorso artistico, alle suggestioni nipponiche di un universo basato su una cultura dell’effimero mediato però da uno sguardo occidentale, nutrendosi dalla riemersione di quella cultura televisiva e fumettistica (anime) anni 80 decisamente pop.
Un lavoro monografico completo, di rimandi, di analisi, di storie e personaggi, reali o disegnati, che hanno contribuito a creare questo “circus” (volendo utilizzare il titolo di uno dei suoi cicli pittorici) di personaggi che si avvicendano sulla tela di Ferrigno.
“Raccontare l’artista attraverso le opere, attraverso la sua vita, le scelte personali, le sue ispirazioni. Parlare delle tecniche di lavoro, focalizzarsi sul processo creativo e dirigere una riflessione sull’arte, sul suo mercato e soprattutto analizzare il rapporto con il collezionismo, che nella ricerca di Ferrigno è un dato imprescindibile – spiega l’autrice Laura Francesca di Trapani – ho scelto di raccontare un’ opera d’arte, di raccogliere la testimonianza di un artista contemporaneo e di farlo attraverso una scrittura che guardasse alla critica d’arte certamente, ma con un taglio narrativo, per poter raggiungere più lettori e rendere ricerca artistica contemporanea più accessibile. Abbiamo così scoperchiato un mondo, in cui vita e arte diventano una sola visione. A cui si aggiunge il dato prezioso che questo libro offre, di poter regalare al lettore un racconto che si svolge oggi, a cui possiamo tutti prendere parte”.