Conte sceglie l’appoggio esterno per frenare la diaspora nel M5s

Alla fine di una lunga, lunghissima giornata nel M5S vincono i falchi. Cinque ore di riunione per annunciarne un’altra che slitta, di ora in ora, fino a sera, se non domani. Tra lacerazioni, sospetti, pentimenti, rinfacci reciproci, paletti e condizioni, stop and go. Ma il volto del Movimento in serata, dopo il consiglio nazionale e prima dell’assemblea congiunta dei parlamentari, è la faccia dura di Giuseppe Conte che riempie di ostacoli la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi: “Non lo tiriamo per la giacchetta, ma senza chiarezza sui nove punti del documento, indicazione concreta di soluzioni, e rispetto dagli altri partner di maggioranza non potremo condividere la responsabilità diretta di governo”. L’ex premier parla di “agenda” e addirittura di “cronoprogramma”, chiede lo sblocco dei crediti del superbonus, reddito di cittadinanza senza modifiche, no termovalorizzatori né trivelle. Praticamente vuole che Draghi si intesti il suo programma. Altrimenti, si riaffaccia l’appoggio esterno come punto di mediazione tra chi nei Cinquestelle sogna le mani libere e chi vorrebbe premere il tasto rewind: “Voteremo di volta in volta i provvedimenti che interessano il Paese” dice Conte nella diretta social. Continua su Huffington Post

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