La Lega ventila l’uscita dal governo, ma ha pronta la risposta: è tutta colpa del Pd, mica di Draghi. Sì alla pace fiscale e no allo ius scholae, sì all’aumento degli stipendi e no alla liberalizzazione della cannabis, sì alla “responsabilità” su economia e guerra e no alle “provocazioni” del Nazareno. Nel giorno che sembra sfuggirgli di mano poiché il rinvio del faccia a faccia Draghi-Conte lo costringe a rimanere alla finestra, Matteo Salvini prepara comunque il terreno per una exit strategy dall’esecutivo. “Ora basta, se la sinistra insiste con droga libera, cittadinanza facile e ddl Zan faremo vedere di che pasta è la Lega” ripete durante la trasferta milanese. Ancora più esplicito il capogruppo al Senato Romeo: “Se la sinistra va avanti su questa strada la tenuta del governo è a rischio”. Nel radar c’è Enrico Letta, reo di promuovere il ddl che concederebbe la cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri dopo cinque anni di scuola. E pazienza se, complici i tempi stretti, difficilmente quella legge vedrà la luce senza un accordo di maggioranza: l’effetto rimane quello del drappo rosso davanti agli occhi di un toro. Indigeribile. La mera approvazione alla Camera è “impossibile da tollerare”. Ed è un ottimo pretesto per minacciare la crisi. Finché, se non altro, si chiariranno i destini dei Cinquestelle. Continua su Huffington Post
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in Buttanissimi Extra
Conte no, Salvini sì. Oggi la crisi di governo la minaccia la Lega
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