CONTE: LE ACCUSE A SALVINI E LA SALITA AL COLLE
L’esperienza del governo gialloverde è finita dopo 14 mesi. A far partire i titoli di coda è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che al Senato, durante le comunicazioni all’aula, ha annunciato che al termine del dibattito si sarebbe presentato al Colle per rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. E così ha fatto in serata: “Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l’occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato”. Le consultazioni partiranno domani con i presidenti di Camera e Senato e dei gruppi “minori”. Giovedì, invece, toccherà ai big: dal Pd a Forza Italia, passando per Lega e Cinque Stelle.
Conte si è presentato in aula alle 15 e, dopo aver stretto la mano di Salvini, seduto al suo fianco come Di Maio, ha cominciato la durissima reprimenda nei confronti del Ministro dell’Interno e leader della Lega: “Ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di governo innescata dalle dichiarazioni del ministro dell’interno e leader di una delle due forza di maggioranza”, ha detto Conte. “L’8 agosto Salvini ha diramato una nota con cui si diceva che la Lega poneva fine alla sua esperienza e voleva le urne. Ha quindi chiesto la calendarizzazione di comunicazioni. Oggetto grave che comporta conseguenze gravi”. “Questo passaggio – ha proseguito il presidente del Consiglio – merita di essere chiarito in un pubblico dibattito che consenta trasparenza e assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della crisi. I tempi di questa decisione espongono a gravi rischi il nostro Paese”. E comincia l’elenco: “Questa crisi interviene in un momento delicato dell’interlocuzione con le istituzioni Ue. In questi giorni si stanno per concludere le trattative per i commissari e io mi sono adoperato per garantire all’Italia un ruolo centrale. E’ evidente che l’Italia corre il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva debolezza”. “La decisione di innescare la crisi è irresponsabile – ha insistito Conte – Per questa via il ministro dell’interno ha mostrato di seguire interessi personali e di partito”.
“Aprire la crisi in pieno agosto per un’esperienza di governo giudicata limitativa da chi ha rivendicato pieni poteri – ha detto il premier nel suo intervento in Senato – e la scelta di rinviare fino ad oggi la decisione presa da tempo è un gesto di imprudenza istituzionale irriguardoso per il Parlamento e portando il paese in un vorticosa spirale di incertezza politica e finanziaria”. “Le scelte compiute in questi giorni dal ministro dell’Interno rilevano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale”. “Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità”. “Le crisi di governo, nel nostro ordinamento, non si affrontano e regolano nelle piazze – ha spiegato – ma nel Parlamento. In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è fondamentale perché sia garantito l’equilibrio del nostro sistema e siano precluse vie autoritarie”.
“In coincidenza dei più importanti Consigli europei – ha detto ancora Conte rivolgendosi a Salvini – non sei riuscito a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione”. Conte ha rinfacciato a Salvini anche l’uso improprio dei simboli religiosi parlando nelle piazze. Anche dalla Sicilia sono giunte delle reazioni. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, non ha nascosto di apprezzare il discorso del premier: “Non avevo mai seguito con così tanto interesse un intervento del Presidente Giuseppe Conte e nonostante ci siano alcune idee a tenerci distanti, debbo ammettere che sta facendo un discorso da vero “uomo delle istituzioni”. Complimenti, Presidente”.
Dopo Conte in aula ha preso la parola Salvini che ha insistito – come nelle ultime settimane d’altronde – sull’inciucio all’orizzonte fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico: “Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero”. “Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura”, ha detto ancora Salvini. “La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha proseguito il Ministro leghista citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo o non siamo liberi?”. “Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”. “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.
In aula è intervenuto anche Matteo Renzi, in uno dei discorsi più attesi del pomeriggio: “Sarebbe facile assistere allo spettacolo sorridendo ma la situazione impone un surplus di responsabilità. Lei oggi presidente del consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l’Ue ci dice che l’esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare”. “No si è mai votato in autunno, c’è da evitare l’aumento dell’Iva e serve un governo non perchè noi ci vogliamo tornare ma perchè l’aumento dell’Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora ora, questo è il Parlamento non il Papeete”.