Perché in fondo la politica ha una logica e la data del 27 gennaio, giorno della relazione in Aula sulla giustizia non è Cigno nero, ma un appuntamento già noto la settimana scorsa, quando il governo ha incassato una fiducia piccola. E, nell’euforia collettiva ha affogato l’elementare previsione che i numeri non sarebbero stati sufficienti a superare il primo scoglio su Bonafede. Dunque Conte si dimette, anzi è costretto a dimettersi, cedendo al pressing di quanti, tra Pd e Cinque stelle, suggeriscono di “non cadere in Aula” perché logica vuole che se uno cade in Aula, poi difficilmente può giocarsi il “reincarico” per la formazione di un nuovo governo. E già questo archivia tutte le chiacchiere sul voto, disvelando la strumentalità con cui veniva evocato con l’intento di spaventare i parlamentari inducendoli a sostenere il governo in nome della tutela delle poltrone. Continua sull’Huffington Post
Alessandro De Angelis per HuffPost
in Buttanissimi Extra
Conte-due, il film è finito E il “ter” non è scontato
giuseppe contesergio mattarella
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