“La Sicilia sta sprofondando e il Governo nazionale, con le ultime decisioni, ha evidentemente deciso di farci morire di fame. Basta, la situazione è insostenibile. Faccio appello alle istituzioni regionali per una forte presa di posizione in favore della Sicilia, penalizzata in modo ingiustificabile e irresponsabile. È un Dpcm inaccettabile che mette l’Italia del Sud in ginocchio e che premia le lobby del Nord, che possono riaprire industrie e cantieri, mentre qui si tengono chiuse le attività con cui si regge prevalentemente la nostra economia”.
Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, interpreta il forte malumore delle imprese e invita la politica a un immediato sussulto di orgoglio e unità e a fare valere la propria autonomia per garantire la sopravvivenza del popolo siciliano mortificato da provvedimenti senza logica e proporzionalità per le differenti categorie e territori. “In queste ore – spiega la Di Dio – sta montando il malumore dei nostri associati e di tutto il mondo delle imprese del commercio, del turismo, delle professioni e dei servizi che sono il motore della nostra economia. Così si rischia una rivoluzione che non potremo più contenere. Siamo stati responsabili, non vogliamo diventare martiri di un sistema distorto”.
“Il popolo siciliano ha dimostrato senso di responsabilità e del rispetto delle regole, la situazione sanitaria è assolutamente sotto controllo, siamo la regione che in percentuale ha il minor numero di contagi ma sembra che questo non sia stato oggetto di valutazione da parte di chi ha deciso il calendario della ripresa. Anzi, il messaggio di Conte è letteralmente “esploso” nelle case dei siciliani che attendevano con speranza e fiducia un immediato ritorno al lavoro. Non possiamo certo aspettare il 18 maggio! La maggior parte dei siciliani da fine febbraio, ovvero da quando è iniziata la crisi sanitaria in Italia, non può contare sui ricavi della propria attività, non è stato erogato nemmeno un euro di indennità a fondo perduto, non si è ancora vista la cassa integrazione, ottenere i finanziamenti dalle banche per la maggior parte degli imprenditori è un’impresa. In questa situazione mi sembra molto più preoccupante per la Sicilia l’emergenza economica e sociale che non quella sanitaria”.