Non può trattarsi di una semplice svista. Quanto è successo per il concorso dei Centri per l’Impiego, con l’annullamento della ‘riserva’ per i dipendenti regionali che tentavano uno scatto di carriera, è una cattiva pubblicità, l’ennesima, per questa Regione disastrata. Solo su insistenza del Cobas/Codir, e a oltre venti giorni dalla pubblicazione del bando in Gazzetta ufficiale (una settimana prima della chiusura), si è deciso di sbaraccare tutto. Modificare il bando. Prorogare i termini fino al 25 febbraio. Confezionare una fregatura per i cosiddetti interni, che sono stati esclusi pur avendo pagato (alcuni) le spese di partecipazione. I sindacati promettono battaglia e il finale di questa storia è tutto da scrivere. “Se non ci fosse un bando anche per il personale interno – minaccia il sindacato – scatterebbero azioni legali e la mobilitazione dei lavoratori contro quello che sarebbe uno scippo perpetrato nei confronti dei lavoratori”.
Resta per il momento la pessima figura. Il totale scollamento fra istituzioni e burocrazia. La completa approssimazione degli uffici. L’omesso controllo dell’amministrazione. C’è – soprattutto – la mancanza di rispetto per 20 mila candidati che avrebbero già presentato l’istanza e che, partecipando al primo concorso della Regione dopo 30 anni di fermo – e per questo salutato da tutta la politica con un’ovazione – tentano l’assalto all’agognato ‘posto fisso’ (mala tempora currunt). Non si gioca sulla pelle di ventimila persone in questo modo. Il tira e molla non può essere giustificato, anche se l’assessore alla Funzione pubblica, Marco Zambuto, giura di aver fatto apportare questa modifica in corsa per evitare l’annullamento dell’intera procedura. Ma i ricorsi arriveranno comunque.
Fra l’altro si era arrivati alla pubblicazione del 29 dicembre dopo eterni rinvii. Del concorso nei Centri per l’Impiego, che in Sicilia potrebbero avere un ruolo cruciale nelle politiche attive del lavoro, si parla da almeno un anno. I rinvii erano stati determinati dalla Regione che aveva deciso di licenziare Formez (la società che cura l’assistenza tecnica) senza un preciso motivo. Poi, senza specificare il perché, Formez è tornata a bordo e il bando, finanziato interamente dallo Stato, è stato istruito. Fino al brutto pasticcio di qualche giorno fa. Che ne segue altri: il concorso dell’Arpa, finito al centro di un contenzioso, o il caos digitale di alcune procedure online come avvenuto col Bonus Sicilia. Più che una svista, è un’abitudine.