Le Congregazioni generali in vista del futuro Conclave che dovrà eleggere il successore di Papa Francesco inizieranno martedì mattina. I cardinali sono stati convocati per lettera dal Decano del Sacro Collegio, il cardinale Giovanni Battista Re. Il Conclave del 2025 sarà il più numeroso e internazionale della storia, e riflette la “globalizzazione” del vertice della Chiesa voluta da Francesco, e anche la crescita del numero dei cattolici in alcune aree.

I 135 cardinali elettori saranno rappresentanti di tutti i continenti e di ben 71 paesi. La geografia dei cardinali elettori evidenzia un equilibrio tra Europa (59), Americhe (16 del nord, 21 del sud), Africa (16), Asia (20) e Oceania (3), con un’attenzione particolare alle periferie del mondo.

L’esito sarà influenzato da tre fattori. Il primo la frammentazione (cioè l’altra faccia della medaglia della globalizzazione) cioè la grande diversità geografica e culturale dei cardinali, potrebbe complicare il raggiungimento del quorum dei due terzi più uno (90 voti).

Il secondo elemento è la tensione “tra continuità e cambiamento”, il desiderio di proseguire le riforme di Francesco con la necessità di rispondere a critiche interne, soprattutto da parte dell’ala conservatrice, in gran parte legata alla destra trumpiana americana, che anche oggi è ritornata a tambureggiare con le dichiarazioni dell’arcivescovo scismatico monsignor Carlo Maria Viganò che Papa Francesco ha scomunicato nel giugno 2024.

E questo fatto ci porta al terzo elemento: le influenze esterne. Le pressioni geopolitiche e mediatiche (compresa l’influenza russa, i turbocapitalisti americani fino al peso delle stragi a Gaza) potrebbero influire direttamente sulle discussioni prima del Conclave. E quindi trascinarsi dentro il Conclave, nonostante faccia parte del giuramento dei cardinali, prima di entrare nella Cappella Sistina, la dichiarazione di non far sottostare il proprio voto ad influenze esterne di qualsiasi tipo e natura, da parte di singoli o di gruppi organizzati. Continua su Huffington Post