Ieri sera l’Assemblea regionale con 25 voti a favore e il niet del Movimento 5 Stelle ha recepito la legge nazionale n. 145/2018 e prorogato per quindici anni le concessioni demaniali ai proprietari e gestori di lidi e stabilimenti balneari in tutta la Sicilia. Secondo i grillini, che fra l’altro si sono opposti al recepimento di una normativa fatta approvare dal precedente esecutivo gialloverde (quello con la Lega), è una forma di imbarbarimento nella gestione del demanio, poiché è stato evidenziato come numerose delle concessioni già accordate (solo 65 nel 2019, a fronte delle 2.910 complessive) non siano conformi e andavano verificate. Il governo, con in testa l’assessore Toto Cordaro, però non se l’è sentita di stoppare un disegno di legge che avrebbe messo a rischio “tremila esercenti che danno lavoro a 100 mila persone”. Anzi ha invitato l’aula a far prevalere “il buonsenso per tutelare un comparto e l’intera economia siciliana”.
Ma il vecchio detto “fatta la legge, trovato l’inghippo” vale sempre. Ci sarebbe più di un’ombra, infatti, nella riscossione dei tributi legata alle concessioni demaniali. Ne ha parlato l’ex amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, che ieri sera ha presentato il suo libro (“Pagano solo i poveri”) alle Terrazze di Mondello. La Regione verifica il pagamento delle concessioni? Secondo Fiumefreddo “dall’uso dei suoi beni” la Sicilia “dovrebbe ricavare denaro prezioso”, ma “andando a guardare gli incassi, come ho chiesto ai funzionari di Riscossione Sicilia, veniva da piangere. A pagare sono solo i concessionari dei lidi estivi e qualche albergo, ma per il resto siamo all’occupazione praticamente gratuita”. Nella black list ci sarebbero hotel, circoli velici e ricreativi, strutture sportive e per il tempo libero. Che si appropriano di uno spazio demaniale – le spiagge – praticamente a costo zero.
“Anche in questo caso non pagano, ma soprattutto nessuno li cerca – ha scritto nel suo libro l’attuale liquidatore dell’Asm di Taormina – Troppo difficile, dispendioso, non ci sono più i tanti ufficiali esattoriali di una volta (…) e poi la mafia investe anche nel turismo e nei servizi turistici cosicché perché andare aa rischiare se è meglio vivere tranquilli”. Fiumefreddo, che era a capo dell’agenzia della riscossione siciliana (messo lì dalla politica e da Rosario Crocetta), chiese alla Regione la stipula di un protocollo “affinché ci fornisca tutti gli elementi in suo possesso che ci consentano di identificare i soggetti che beneficiano delle concessioni demaniali e la loro posizione contributiva (…) In poche parole chiediamo di applicare la legge, prendo atto del fatto che la Regione non ha mai rivendicati né iscritto a ruolo questi crediti”.
Ma anche in quel caso dalla Regione non arrivò nessun elenco. Non conosce “neppure quali dei suoi beni siano stati concessi ai privati e perché questi non paghino”. “Ovviamente – scrive Fiumefreddo – non era vero né ci ho mai creduto, e ho perfettamente compreso che stavamo dando fastidio a troppa gente”. La fiducia all’ex amministratore unico di Riscossione vene meno dopo l’indagine sui deputati morosi. E a difenderlo non rimase nemmeno il paladino della legalità Crocetta. Ma oggi, alla luce delle disposizioni di legge appena approvate a palazzo dei Normanni, una domanda è d’obbligo: la Regione, da qui al 2033, sarà in grado o no di riscuotere i soldi per le 2.910 concessioni demaniali accordate? O sarà prorogata anche la stagione degli insolventi?