Nella grande nebbia della comunicazione si spengono – spesso – le velleità della pubblica amministrazione di far funzionare strade e ospedali. Non è foraggiando prodigiosi imprenditori avvezzi al pagnottismo che si riesce a dar risalto all’immagine di un ente. Anzi. Dalla comunicazione all’illusione il passo è breve. Prendete il caso dell’Asp di Trapani: l’altro ieri, a seguito di una ricognizione effettuata dal Direttore sanitario, Danilo Greco, si è scoperto un arretrato pari a 3.300 esami istologici. In prima battuta il Direttore generale, Ferdinando Croce, ne aveva dichiarati 244. Ma non è questo il punto (almeno non adesso). Perché la stessa Azienda sanitaria, mentre non riusciva a refertare le biopsie dei pazienti, è riuscita a spendere 100 mila euro in progetti di comunicazione.
Dallo scorso luglio – Repubblica ha fatto i conti – sono andati via 4.604 euro per la pubblicità sui bus, 16.317 euro per una campagna sui servizi dell’Asp, 24.400 euro per disincentivare dall’uso di droghe, 11.895 euro per lo stand al Cous Cous Fest di Mazara del Vallo e 6.270 per quello di ExpoMedicina, la fiera di Catania dedicata alle ultime innovazioni digitali. Tra le determine c’è anche un patrocinio da 12 mila euro per un congresso e una campagna informativa costata 25 mila euro. Il manager meloniano Ferdinando Croce non ha badato a spese. Però ha pianto miseria quando bisognava spiegare al presidente Schifani i motivi dei ritardi nella refertazione degli esami: rispetto a una dotazione organica che prevede la presenza di 9 dirigenti medici di Anatomia Patologica, nella sua Asp ce ne sono soltanto 3 in servizio. Una comunicazione tempestiva in assessorato, già lo scorso luglio, forse avrebbe impedito la lunga attesa dell’insegnante di Mazara, che oggi si ritrova con un tumore al quarto stadio.
Più in generale, la comunicazione in ambito istituzionale spesso viene utilizzata per “coprire” falle gigantesche, o per deviare l’attenzione rispetto ai problemi più urgenti. Non solo all’Asp di Trapani. Enti di sottogoverno, società partecipate o agenzie regionali – specie in questi ultimi anni – sono finiti nel mirino di professionisti del settore che non mollano la presa finché non riescono a rimediare un “contrattino”. Come quelli proposti da Mercurio Comunicazione in giro per la Sicilia: 120 mila euro per la gestione dei social networks. L’imprenditore Maurizio Scaglione, come raccontava qualche settimana fa un articolo del “Domani”, ha strappato alla Regione affidamenti per poco meno di mezzo milione di euro (486 mila per la precisione): 72 mila per la produzione di venti video per eventi istituzionali della Presidenza della Regione; 10 mila dall’assessorato al Turismo per un format di dodici puntate sullo Statuto siciliano.
Nel 2023 ARPA Sicilia, sotto l’assessorato al Territorio e Ambiente, ha accettato un preventivo da 105 mila euro per un anno di comunicazione digitale. L’assessorato all’Agricoltura, nel 2022, ha versato 30 mila euro per quattro puntate del programma “SiciliaGourmet”. Altre commesse hanno riguardato due società collegate a Scaglione, Centomedia & Lode srl e La Digitale srl: la prima, a dicembre 2023, ha ricevuto 40 mila euro per la comunicazione social dell’assessorato alle Infrastrutture, retto da Alessandro Aricò (uno dei frequentatori più assidui delle trasmissioni sul quotidiano online del gruppo). Oggi per arrivare da Palermo a Catania in treno, date le interruzioni lungo il percorso e il ricorso ai bus sostitutivi dalla stazione di Xirbi (Caltanissetta), ci si impiega fino a 7 ore. Tredici ore per fare andata e ritorno. La questione, però, è meno interessante da raccontare.
Ma c’è pure il capitolo del Consorzio Autostrade, che nel 2023 ha affidato tre mesi di comunicazione social per 53.900 euro e altri due mesi per 25.930 euro. Successivamente, una trattativa per 24 mesi ha portato un accordo con La Digitale srl per 120 mila euro. Questo del CAS è un altro caso abbastanza sui generis. Perché le tre arterie gestite dal Consorzio (la Siracusa-Gela, la Catania-Messina e la Palermo-Messina) al netto delle comunicazioni imbellettate per gli automobilisti sui social, non funzionano come dovrebbero. E non mancano le testimonianze di code e disagi, interruzioni e deviazioni, piloni ammalorati e inchieste che azzoppano i vertici. Di fronte al disastro delle autostrade siciliane, spendere 200 mila euro per creare una realtà parallela, in cui tutto funziona alla perfezione, e in cui il lavoro dei grafici è l’unico modo per addolcire lo sconquasso della viabilità, non è probabilmente la trovata (e l’investimento) del secolo. Ma tant’è.
Gli assessorati sono diventati alla mercè di predoni senza scrupoli, che sanno di poter contare sugli “appoggi” giusti per invadere gli enti di governo e rastrellare fino all’ultimo spicciolo. Non importa che si parli di turismo, di ospedali, di frutta o di verdura. La comunicazione ha spazio per tutti. E’ uno specchietto per le allodole che non prescinde dalla resa del prodotto “pubblicizzato”. Un altro esempio marchiano è SeeSicily: è opinione diffusa, da parte degli ideatori del programma, che la promozione del brand Sicilia negli aeroporti, nelle stazioni, sui mass media abbia portato ingenti flussi di visitatori. Che siano stati gli spot a far ripartire le strutture ricettive dopo il Covid. Senza considerare, volutamente, le inchieste delle procure, l’intervento della Corte dei Conti e quello della commissione Europea, che ha preteso la restituzione di una parte del malloppo, creando un buco nelle casse della Regione. Di fronte a uno scempio del genere, ha prevalso la tracotanza. E’ il metodo Balilla, che dal suo insediamento in assessorato, ha travolto tutto e tutti.
Durante questa fase ogni timida attività – una fiera, una mostra, uno shooting fotografico, un evento culturale – è stata ricoperta d’oro. Le ingenti risorse, però, sono state canalizzate su una voce prevalente: la comunicazione. O la promozione promo-pubblicitaria, come l’hanno definita gli uffici al Turismo che qualche tempo fa affidarono oltre 900 mila euro alla VM Agency di Palermo, che era l’unica ditta ad aver partecipato alla procedura negoziata per offrire una vetrina alle Celebrazioni Belliniane di Catania. Insomma, è un sistema che s’è fatto strada, che s’è infiltrato nella politica fino a contagiarla, che s’è incuneato nei vicoli della pubblica amministrazione (anche i meno battuti, come la sanità). Che s’è tramutato in spreco di risorse pubbliche, senza mai aver risolto un problema.