Le prospettive sono due: chiudere o aspettare. Hanno scelto la seconda. Anche se l’aeroporto “Pio la Torre” di Comiso continua a navigare in acque torbide. I problemi sono quelli di sempre: l’attuale società di gestione (Soaco) non ha liquidità in cassa e, continuando così le cose, rischia di non poter più pagare nemmeno gli stipendi al personale. Intersac, ramo d’azienda che pesa per il 65% sul futuro di Soaco, infatti è in liquidazione e a marzo dovrebbe essere rimpiazzata da un’altra società. Ma fino a marzo che succede? Ecco subentrare l’ultima, nuovissima soluzione: ottenere da Sac – la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, azionista della stessa Intersac – un prestito-ponte (così lo chiamano economisti e addetti ai lavori) per tirare a campare. Il senso è questo: il milione e 250 mila euro servirà a rinfrescare le casse della società di gestione e scongiurare la chiusura.
Sembra un discorso ardimentoso, ma è più facile di quanto si pensi. Il riassunto è il seguente: niente soldi? Si chiude baracca. A impedirlo è stato, fra gli altri, il sindaco di Comiso, Comune che detiene il restante 35% di Soaco. E il perché è presto detto: “Rinunciare al prestito-ponte significa revocare la concessione alla società di gestione – spiega Maria Rita Schembari (Diventerà Bellissima), balzata a palazzo di Città per una quarantina di voti lo scorso giugno – E revocare la concessione alla società di gestione vuol dire far decadere tutti i permessi di volo”. Cioè annullare l’operatività dello scalo e chiudere i battenti. Insomma, andare allo scatafascio.
Quello che, secondo il sindaco, “suggerirebbero” alcuni comitati spontanei che si sono opposti alla concessione del prestito (che Sac deve solo ratificare). Il comitato Vussia, ad esempio, sostiene che “il prestito della Sac è benzina sul fuoco. Comiso potrebbe resistere agli attuali regimi di costo solo se triplicasse l’attuale traffico passeggeri. Nella realtà, il traffico si è ridotto del 15% e gli operatori potrebbero non fidarsi di programmare la loro attività in un aeroporto che agisce come se fosse florido mentre è sull’orlo della bancarotta (…) Se la Soaco insiste a percorrere una strada fallimentare, vi sono due possibilità: o una grave inadeguatezza gestionale o un piano scellerato”.
Il sindaco, però ha rispedito le accuse al mittente: “Né il Comune di Comiso né il comitato in questione sono patentati a far volare nemmeno una mosca in quell’aeroporto”. E passa al contrattacco, spiegando quali conseguenze potrebbe avere la revoca di una concessione a Soaco: 1) provocare un contenzioso da parte delle compagnie aeree, che hanno dei voli prenotati fino a marzo; 2) provocare un contenzioso di Intersac, che nel 2008 prestò delle somme in denaro per il completamento dell’aeroscalo e che sta scontando quelle cifre non pagando l’affitto della struttura che il Comune ha concesso (e continuerà a non farlo per “i prossimi 12 o 13 anni”). Ergo, chiederebbe indietro tutti gli arretrati. Allora sì che all’orizzonte si profilerebbe la bancarotta.
“Chiudere l’aeroporto è nell’interesse del territorio?” si ripete la Schembari. “No, di certo” è la risposta unanime. Ma a che costo? Questo milioncino rivitalizzerà le casse fino a marzo, poi servirà attendere l’ingresso del nuovo socio di maggioranza in Soaco e ultimo – non in termini di importanza – bisognerà concretizzare il progetto Cargo, che – quello sì – sarebbe la boccata d’ossigeno tanto auspicata: “E per avviare questo progetto – spiega la Schembari – l’aeroporto deve essere aperto e operativo. So che ci sono parecchie società interessate. E inoltre la Regione” con cui da queste parti si vantano ottimi uffici “si sta interessando per far passare il sedime dall’Aeronautica Militare alla sua proprietà e poi concederlo al Comune”.
Una prospettiva allettante. Ma i dati attuali continuano a preoccupare. Comiso, nel mese di settembre, ha fatto registrare una diminuzione del 15,4% dei passeggeri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma sono diminuiti anche i movimenti. Ryanair, che mantiene per 5 giorni su 7 la rotta su Malpensa e per quattro su Ciampino, ma anche le destinazioni Pisa, Bruxelles e Francoforte, non sembra aver voglia di investire ulteriormente, anche se il suo contratto in scadenza il 31 ottobre è stato prorogato e la compagnia irlandese ha già schedulato i voli per la prossima stagione estiva (anche su Londra e Dusseldorf). Ma, come detto, l’interesse sembra latitare.
Ryanair, infatti, non ha partecipato al nuovo bando per l’incremento dei flussi turistici, a cui la Regione e l’ex provincia di Ragusa hanno contribuito con 7 milioni di euro. Per una ventina di rotte sono in ballo soltanto due compagnie: la romena Blue Air e la tedesca Eurowings del gruppo Lufthansa. Le buste saranno aperte nei prossimi giorni, e anche se dovessero contenere offerte poco consone il sindaco non si straccerebbe le vesti: “Vuol dire che metteremmo mano al bando, magari correggendo qualcosa allo scopo di renderlo più allettante, e riapriremmo i termini. Di certo non utilizzeremmo quei soldi per fare un campo da calcio…”.
Il “Pio La Torre” di Comiso è un mondo tutto a sé, in cui combattono perennemente la voglia di esserci e l’impossibilità di lottare. Così si va a avanti a tentoni e senza contributi da parte dei privati. Lo scorso agosto, infatti, il cda di Soaco decise di non dare seguito alla gara d’appalto per l’affitto di un ramo d’azienda: “Sub-concedere l’aeroporto ai privati – spiega oggi la sindaca – è espressamente vietato dallo statuto. Si rischiava, pur di garantire flussi di denaro alle casse in difficoltà, di ritrovarsi al centro di un contenzioso con “terzi” che ci avrebbe impantanati. Rischiando di farci chiudere”. Lo spettro che torna sempre. Il solito “the walking dead”.