Se bastasse il “soleggiamento” (8,6 ore al giorno), Ragusa sarebbe addirittura decima fra le province italiane. La classifica del Sole 24 Ore sulla “qualità della vita”, però, è anche altro. La provincia iblea riporta, comunque, il risultato più lusinghiero tra quelle siciliane: è all’85° posto su 107. La prima di tutta l’Isola, tallonata da Agrigento.
Ma anche la più distante da tutto il resto. Solo qualche mese fa, con l’inaugurazione del tratto Rosolini-Ispica, il Ragusano ha conosciuto i primi chilometri d’autostrada. Un primato assai poco invidiabile. Ma è soprattutto su quel fronte – le infrastrutture – che bisogna migliorare. Dalla realizzazione della Ragusa-Catania, con il raddoppio della ‘strada della morte’ (a proposito: il tasso di mortalità per incidenti stradali fa segnare la penultima posizione: 106 su 107), e dall’inaugurazione del nuovo tratto della Siracusa-Gela fino a Modica, può arrivare un anelito di sviluppo. I luoghi di Montalbano, da sempre noti per la bellezza del mare e la magia del barocco, hanno bisogno di connessioni. L’aeroporto di Comiso è rimasto una cattedrale nel deserto: pochi voli, nessun cargo.
Sorride, invece, il dato delle start-up innovative, che nell’ultimo anno registra un incremento di quasi il 60%. Ciò contribuisce al parametro Affari e lavoro, che registra un balzo di 13 posizioni rispetto al 2021 (ora Ragusa è al 71° posto). Si tratta di una provincia economicamente effervescente, ma assai emarginata. Con troppa monnezza sulle strade: il proscenio peggiore è la Scoglitti-Gela, un’arteria rancida e pericolosa.
Superare tutto questo si può? A quale prezzo? Il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha commentato i dati del ‘Sole’. Si è limitato a qualche aggiustatina rispetto a dodici mesi fa, quando la posizione occupata era due caselle più in basso: “Se, praticamente da sempre, città e province meridionali si trovano in fondo a queste classifiche non ci sono che tre possibili motivazioni: o gli indicatori presi in esame non fotografano tutti i pregi e i difetti di un territorio; o gli amministratori di tutte le città del Sud sono da decenni meno capaci dei loro colleghi del Nord; o è mancata una vera strategia politica per il sud, che non sfrutti ma valorizzi le enormi potenzialità di questa parte d’Italia. Personalmente propendo per la terza opzione. Credo sia sotto gli occhi di tutti, infatti, il gap infrastrutturale che penalizza oggettivamente determinate Regioni più di altre”. Ci risiamo: è la solita storia.