Come si sfianca un boss

A sinistra Matteo Messina Denaro, il superlatitante di Castelvetrano. A destra l'identikit della polizia

Ve li immaginate 150 poliziotti arrivare, tutti insieme e nel cuore della notte, a Castelvetrano? È stato un assedio quello vissuto qualche giorno fa dal paesino in provincia di Trapani che ha dato i natali a Matteo Messina Denaro. È lui che cercavano, o meglio la traccia di un suo recente passaggio, una pista per acciuffarlo.

Era già accaduto lo scorso dicembre e poi in aprile quando, oltre alle perquisizioni, scattarono decine di arresti. Stessa cosa negli anni precedenti con una cadenza sistematica. Decine di blitz.

Non c’è un solo centimetro quadrato della provincia trapanese che non sia tenuto sotto osservazione. Non c’è un solo uomo che nella vita abbia incrociato Messina Denaro, anche solo per un caffè o per giocare una partita a carte quando erano giovani, che non sia stato pedinato, perquisito e controllato.

L’obiettivo è chiaro, mettere pressione non tanto e non solo al latitante, ma a tutti coloro che lo conoscono.

La speranza? Che qualcuno faccia un passo falso o, non servono giri di parole, che qualcun altro ne abbia piene le scatole di avere gli sbirri in mezzo ai piedi e offra la strada per stanare il padrino latitante dal 1993. Finora non è accaduto. Forse perché sono in pochissimi, irriducibili e imperturbabili, a sapere dove si nasconde. Tutti gli altri non hanno la minima idea di dove si trovi. E allora si spera che sia il fuggitivo a fare un passo falso vedendo la sorte toccata a chi gli è stato accanto. Averlo solo incrociato è diventata una sventura.

Ondate di sequestri. Aziende, società, immobili: tutto in questi anni è stato presentato come riconducibile al padrino. Al netto delle esagerazioni – insomma, senza l’ombra di Matteo non si fa notizia – la linea che ne finanzia economicamente la latitanza dovrebbe essere stata recisa.

E poi ci sono i parenti arrestati. Le parole non servono. Basta fare l’elenco: Salvatore, fratello, arrestato, condannato e di recente scarcerato per fine pena; Anna Patrizia, sorella, arrestata e condannata; Vincenzo Panicola, cognato, marito di Patrizia, arrestato, condannato e di recente scarcerato per fine pena; Filippo Guttadauro, cognato, marito della sorella Rosalia, arrestato e condannato; Francesco Guttadauro, nipote, arrestato e condannato; Luca Bellomo, nipote, arrestato; Gaspare Como, cognato, marito della sorella Bice, arrestato; Rosario Allegra, cognato, marito della sorella Giovanna, arrestato. E si potrebbe continuare con la sfilza di cugini fini nei guai.

Gli investigatori sanno tutto quello che c’è da sapere su Matteo, tranne – non è ironico – dove si nasconda. Sanno pure che Franca Alagna, la donna che è stata fidanzata con il latitante e lo ha reso padre di Lorenza, ha deciso di cambiare casa. Madre e figlia non volevano più vivere sotto lo stesso tetto della suocera, la mamma del boss. Boss che avrebbe autorizzato il trasloco. Un fantasma che dà il benestare al camion dei trasporti. C’è qualcosa che non quadra.

Andrea Bonomo :

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