Cominciamo dall’abc. Forza Italia, qui in Sicilia, non ha una sede, non ha organi statutari, non ha sezioni sparse sul territorio. Più che un partito è una confraternita. Dove c’è un padre priore: Renato Schifani. E dove c’è un sacrestano, Marcello Caruso. Il quale non muove foglia che il priore non voglia. Poi, come in tutte le conventicole di stampo medioevale, ci sono i monaci solitari. Un po’ eretici e un po’ ribelli. Il più luterano, Marco Falcone, è dovuto fuggire a Bruxelles: il padre priore gli aveva puntato l’indice: pretendeva ubbidienza cieca e assoluta. Lo aveva spogliato dei suoi poteri di assessore e lo aveva mortificato: o con me o contro di me. L’altro monaco, Edy Tamajo, nonostante abbia dimostrato, urbi et orbi, di avere un patrimonio personale – di voti, ovviamente – formalmente resta ancora nella confraternita. Ma è molto inquieto. Si aspettava che Schifani, dopo la straordinaria vittoria alle europee del 9 giugno – 120 mila preferenze – gli assegnasse quantomeno un posto nel capitolo dell’altare maggiore. Invece niente. Il priore Schifani ha intestato alla Confraternita il successo elettorale e ha ricompensato il monaco Tamajo con una indulgenza plenaria, un atto misericordia con il quale lo assolve di fatto – “incarna i nostri valori” – dall’accusa di avere offeso, con la furia di un predicatore fuori dalla grazia di Dio, il vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulé, esponente di primo piano di Forza Italia.
Si badi bene: l’accusa di “evidente slealtà” a Tamajo è stata formulata, dopo avere esaminato i video di volgare comizio tenuto a Mondello, dai probiviri di Forza Italia. Cioè da un organo statutario del partito, consacrato – come prevedono le regole – dal segretario Antonio Tajani. Ma per il reverendissimo priore di Sicilia, Renato Schifani, il partito e i probiviri non contano nulla. Conta solo la Confraternita. La sua Confraternita. Dalla quale gli discende il potere divino di fare e disfare la politica, di condannare gli eretici e di rimettere all’un tempo i peccati ai confratelli, come Edy Tamajo, ancora fedeli alla Sacra Parrocchietta di Palazzo d’Orleans.