“Il diritto alla salute di tutti i cittadini, anche quelli detenuti in carcere, è importante. Ma non possiamo tollerare quello che sta accadendo con le scarcerazioni in corso: un indulto mascherato”. Lo ha detto il pm antimafia e membro del Csm, Nino Di Matteo, durante un’intervista al Fatto Quotidiano. “La scarcerazione non è l’unica soluzione. Prima si potrebbero percorrere altre strade. Mi risulta per esempio che esistano strutture penitenziarie e padiglioni oggi inutilizzati, che potrebbero essere impiegati come luoghi di isolamento per i detenuti eventualmente contagiati dal virus. Poi ci sono molte caserme dismesse che potrebbero essere rapidamente riconvertite, prima d’imboccare la strada delle scarcerazioni anche di detenuti di elevata pericolosità sociale”, dichiara Di Matteo. Il decreto del 17 marzo che permette lo snellimento delle carceri “rende possibile la scarcerazione di migliaia di detenuti senza permettere al magistrato di sorveglianza una adeguata istruttoria su chi viene scarcerato, senza che possa valutare se esiste il pericolo di fuga e di reiterazione del reato”, sottolinea Di Matteo. “È stato creato un automatismo analogo a quello dell’indulto. Anzi questo è peggio. Perché almeno l’indulto è una decisione dei politici che se ne assumono la responsabilità”. Anche il tempismo, secondo Di Matteo, non è il massimo. Il decreto svuota carceri, infatti, è giunto qualche giorno dopo le rivolte che hanno causato, in tutta Italia, 13 morti: “Un provvedimento preso a pochi giorni dalle rivolte anche violente e sincronizzate in decine di istituti in tutta Italia rischia di apparire come un cedimento dello Stato a un ricatto violento e organizzato”.