Nello Musumeci, per evitare assembramenti di qualsiasi tipo, ha pensato bene di chiudere i supermercati di domenica (era già contemplato in una precedente ordinanza) e lunedì e, negli stessi giorni, di vietare la consegna del cibo a domicilio. Il partito delle cassate è su tutte le furie, ma – folclore a parte – si fa veramente fatica a individuare i motivi di una scelta che ha scatenato le proteste della Cna (la confederazione nazionale degli artigiani), in rappresentanza di bar, gastronomie, pasticcerie, panifici che in questi giorni fanno i conti con la fame: non quella suscitata dalla vista di un cannolo, ma dal crollo degli introiti.

Impedire agli esercizi commerciali di lavorare nei giorni di Pasqua e di Pasquetta, con i siciliani rinchiusi nelle proprie case e controllati a vista dai droni e dall’esercito, non solo è una mossa liberticida nei confronti di questi ultimi – si può uscire solo una volta al giorno, e soltanto un membro per famiglia – ma sa tanto di follia. E suona del tutto contraddittoria rispetto al motivo che l’ha ispirata: gli assembramenti. Ma perché uno dovrebbe ammalarsi alla vista del rider che consegna lo sfincione?

Chiudere il “food” per due giorni, ha determinato lunghissime code fuori e all’interno dei supermercati (altro che distanza sociale) e messo a repentaglio, potenzialmente, la salute di chi vi lavora. Sabato si è andato persino oltre: con una circolare firmata dal capo della Protezione civile, e comunicata venerdì sera alle 22.14, la presidenza della Regione – sfuggire ai riflettori per più di ventiquattr’ore? Giammai… – ha annunciato che i negozi di generi alimentari sarebbero rimasti aperti per tutta la giornata di ieri, fino alle 23 (altro bel regalino ai commessi). Quando si dice che la toppa è peggiore del buco…

Ps: il sindaco di Messina Cateno De Luca, in barba alle ordinanze di Musumeci, ha detto che nel suo Comune la consegna a domicilio è ammessa sia a Pasqua che a Pasquetta. Nel centrodestra, più che il tempo della concordia, sembra il tempo delle primarie.